Desidero iniziare questo breve intervento sul tema “in vacanza con i bambini” con una convinta affermazione: anche con i piccoli si può viaggiare e non è necessario limitarsi sulla distanza. Certo, rispetto a quando si è single o in coppia, le cose cambiano un po’; tuttavia, con una buona organizzazione ed avendo cura del rispetto dei nostri piccoli compagni di viaggio, la vacanza può diventare una bellissima esperienza per tutta la famiglia, sia dal punto di vista relazionale che dal punto di vista culturale. Conoscere il mondo, confrontarsi con le diverse usanze ed abitudini, affrontare insieme piccole “avventure”, aiuta a farci maturare, ad aprirci la mente e a renderci più tolleranti.

 

Sostanzialmente non ci sono limiti per la distanza o per il mezzo utilizzato, purché si cerchi di rispettare le esigenze dei più piccoli: occorre avere cibo ed acqua sempre a portata di mano, qualche piccolo giochino o il loro oggetto preferito, prevedere, se possibile, delle tappe, favorire dei momenti di riposo e/o di relax, leggere dei racconti o delle fiabe. Ovviamente le diverse età hanno differenti bisogni: paradossalmente un lattantino (soprattutto se allattato al seno) è di più facile gestione, dal punto di vista dell’alimentazione e del sonno, rispetto ad un bambino più grande, ma, di contro, non essendo in grado di camminare in modo autonomo, necessita di mezzi di trasporto (passeggino, ovetto) non sempre comodissimi durante gli spostamenti con bagagli. A tale proposito, l’utilizzo di un marsupio o di una fascia per i più piccoli o di uno zaino per i più grandini può semplificare questo aspetto.

 

In linea generale, è consigliabile programmare la partenza scegliendo gli orari nei quali il bambino solitamente riposa: se il viaggio non è molto lungo, lui/lei non se ne accorgono nemmeno. Per i viaggi più lunghi, in particolar modo in quelli in aereo che comportano una variazione di fuso orario, occorre ricordare che il jet lag è più difficile da smaltire quando si viaggia verso est, rispetto a quando si viaggia verso ovest. Qualora si scelgano località che hanno una differenza oraria rilevante, sarebbe utile, se possibile, allungare la durata della vacanza, in modo tale da favorire l’adeguamento del nostro organismo. Peraltro il fenomeno del jet lag non coinvolge solo la sfera del sonno, ma anche quella della fame e dei bisogni fisiologici. Di fatto il nostro organismo, e a maggior ragione quello dei più piccoli, si deve ritarare su ritmi completamente differenti, con innegabili risvolti sul tono dell’umore e sulle performance psico fisiche. Certamente utile, in questi casi, può risultare somministrare del cibo prima di dormire, oscurare completamente l’ambiente, mantenere la normale routine (ad esempio leggere una fiaba), evitare (tranne che nei lattanti) i sonnellini pomeridiani: tutto ciò favorisce un più rapido adeguamento al nuovo ritmo.

 

Nelle situazioni più critiche, il ricorso a un sincronizzatore del sonno quale la melatonina o a preparati a base di estratti di piante quali la passiflora consentono un più facile adattamento/recupero. Se il viaggio comporta anche un notevole sbalzo climatico (pensiamo a viaggi che hanno come meta l’emisfero opposto), ai problemi di jet lag si sommano quelli legati alle differenze di temperatura e umidità.

 

Non entro nel merito della protezione solare se non per dire che è necessaria, così come il rispetto delle fasce orarie di esposizione, evitando quelle a maggior insolazione. Nei Paesi “esotici” andrà posta particolare attenzione ai cibi ed alle bevande, prediligendo i cibi cotti, l’utilizzo di acqua o bibite in bottiglia e ricordando sempre di lavare accuratamente le mani (peraltro queste sono regole che consiglierei universalmente). In alcuni Paesi gli insetti possono essere particolarmente fastidiosi ed è opportuno usare delle protezioni, sia con insetto repellenti (preparati adatti ai bambini sono reperibili in farmacia) che con indumenti protettivi.

 

Dopo tutto questo “permissivismo”, mi permetto di sconsigliare, almeno nei primi anni di vita e se non si è obbligati, viaggi in località che richiedano specifiche profilassi, quali, ad esempio, quella per la malaria. I farmaci che si utilizzano non sono infatti scevri da effetti collaterali ed inoltre la loro efficacia non è totale. È evidente che, laddove si decidesse di andare ugualmente in tali località, è indispensabile rivolgersi al proprio pediatra ed agli ambulatori di medicina dei viaggi, per le opportune procedure di profilassi, sia con farmaci che con specifiche vaccinazioni (alcune obbligatorie per l’ingresso in determinati Stati).

 

Per concludere, sebbene il fatto che i bambini si ammalino sempre nel fine settimana ed in vacanza sia un po’ un falso mito, ritengo opportuno dare qualche consiglio su una piccola “farmacia” da viaggio. Poche cose (in formulazioni adatte all’età del bambino) che però possono risultare utili: paracetamolo od ibuprofene per febbre/dolore, probiotici e soluzione reidratante orale per sintomi gastrointestinali qual vomito e diarrea, una crema antibiotica e cortisonica per eventuali ferite e punture di insetto, un antibiotico (solo se si va in zone dove sia difficilmente reperibile), delle salviettine disinfettanti e dei cerotti per gli immancabili “incidenti”. Per i soggetti affetti da patologie specifiche (esempio, asma, diabete, allergie, disfunzioni tiroidee etc.), si raccomanda di portare in viaggio un quantitativo di farmaci eccedente il loro fabbisogno, al fine di poter fronteggiare eventuali criticità (danneggiamento, perdita, prolungamento del soggiorno, malattie) che dovessero verificarsi.

 

Sempre in ambito sanitario, è consigliabile verificare la copertura assicurativa da parte del SSN, provvedendo alla stipula di una polizza ad hoc laddove il Paese da visitare non si trovasse tra quelli inseriti nell’apposito elenco del Ministero della Salute: ciò evita spiacevoli sorprese e garantisce una vacanza serena per tutta la famiglia.

 

 


 

Dr_Domenico_Careddu

Dr. Domenico Careddu

Medico Chirurgo, specialista in Pediatria

Specialista in idrologia medica

Master di II livello in fitoterapia

Master di II livello in neonatologia

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