Si può partorire con meno dolore? Si, secondo l'hypnobirthing. Ma di cosa si tratta e perché questa pratica è diventata oggi così famosa? L'abbiamo forse sentita nominare per la prima volta da Kate Middleton che, durante la sua prima gravidanza, aveva affermato che si sarebbe avvalsa dell'aiuto di questa tecnica per affrontare travaglio e il parto del suo primogenito. Non ci resta, quindi, che approfondire la conoscenza di questa tecnica che, recentemente, ha cominciato a diffondersi anche in Italia riscuotendo sempre più successo.

 

Cos'è l'hypnobirthing?

 

La traduzione letterale di questo termine anglosassone è "ipnoparto". In estrema sintesi, si tratta di un vero e proprio programma di educazione prenatale grazie al quale i futuri genitori acquisiscono la conoscenza e i mezzi con cui affrontare il (tanto temuto) momento del parto con la giusta serenità, trasformandolo in un'esperienza positiva.

 

La pratica dell'hypnobirthing, infatti, permette (e promette) di rendere il parto meno doloroso. E non è, in fondo, quello che desiderano tutte le donne alle prese con una gravidanza?

 

Come funziona l'hypnobirthing?

 

Il momento del parto è oggi legato a sensazioni come la paura, l'ansia e la tensione. Il corpo della donna si contrae e il timore del dolore (e che qualcosa vada storto) non fa che rendere il parto, che in fondo è un processo naturale, un momento difficile e travagliato, perché percepito come pericoloso.

 

L'hypnobirting, quindi, insegna alla donna ad avere più consapevolezza del proprio organismo, facendole comprendere che il suo corpo, in realtà, è già "programmato" per partorire. E se l'ansia porta il nostro organismo a produrre ormoni e sostanze che ostacolano il parto, al contrario la calma, la consapevolezza e uno stato di profondo rilassamento concorrono al rilascio di endorfine, ormoni che, invece, durante il parto contribuiscono a rilassare i muscoli aiutando la donna a far nascere, di fatto, il proprio bambino.

 

I pilastri su cui si fonda l'hypnobirthing sono essenzialmente tre e si ritrovano nella respirazione, nell'autorilassamento profondo e nelle affermazioni positive riguardanti il parto e il travaglio.

 

La respirazione e l'autorilassamento, infatti, sono fondamentali al fine di tenere a bada lo stress e la paura che, durante il parto, portano la donna ad essere tesa e a fare, in fin dei conti, più fatica. Leggere, raccontare e raccontarsi affermazioni positive sul parto contribuisce, invece, a generare un'aura di tranquillità intorno a quest’evento, spesso minato dai racconti di altre donne (amiche, conoscenti, parenti) che si sono putroppo trovate ad affrontare parti difficili e traumatici.

 

E' facile capire, quindi, che nonostante sia chiamato "ipnoparto", l'hypnobirthing in realtà non ha nulla a che vedere con l'ipnosi o con uno stato alterato della coscienza. Si tratta, più che altro, di una tecnica e di una pratica di meditazione profonda che può fornire molti benefici alle mamme alle prese con parto e travaglio.

 

Esiste l'hypnobirthing in Italia?

 

Attualmente i reparti ospedalieri di ginecologia e ostetricia in Italia non hanno veri e proprio programmi di Hypnobitrhing che le gestanti possono frequentare. Esistono però molti terapeuti privati (adeguatamente formati e istruiti) localizzati su tutto il territorio nazionale a cui le mamme e i papà possono rivolgersi per apprendere le tecniche e le metodologie attraverso le quali affrontare il parto nel modo più positivo possibile.