Ho scoperto di essere incinta a fine maggio, un venerdì sera al tramonto il test di gravidanza era positivo. Lo volevamo tantissimo quel bambino. Abbiamo telefonato a tutti i futuri nonni, zii, amici e anche ai vicini. Non siamo molto riservati, soprattutto per le belle notizie. Ho chiamato il mio ginecologo per capire cosa fare dopo e abbiamo preso un appuntamento per un paio di settimane dopo con l’avvertenza ripetuta più volte che era presto, forse, anche per vedere la camera gestazionale. Della serie: niente ansia.

 

Mi ricordo quelle due settimane come una nuvola rosa, eravamo leggeri anche se alle prese con un trasloco. Io, il mio compagno e il “fagiolino” facevamo pacchi, chiacchieravamo e programmavamo una vita insieme.

La sera prima dell’ecografia un amico dottore mi sussurra: “Pensa se sono gemelli”. Io ho risposto: “Dài, non scherzare”. Finalmente la prima ecografia, sdraiata sul lettino, il mio ginecologo bofonchiava. “Senti, forse è il caso che vai in bagno,” mi suggeriva. “Ci sono appena stata,” ho risposto convinta che ci fosse qualcosa che non andava. “Ritornaci, per favore,” ha chiosato.

 

Un dialogo assurdo in quel momento per noi così importante, ma ho obbedito. Al ritorno, mi sono sdraiata di nuovo. Silenzio e borbottio di sottofondo. “Insomma, che c’è?” ho chiesto scocciata, mentre mio marito era al cellulare col padre per un’urgenza.

“Due Gemelli!”

Da quel momento la nostra vita non è più stata la stessa. “Babbo sono due gemelli,” comunicava mio marito al padre – la sua risposta: “Ci pensiamo dopo, eh!”. Dopo quando? Per noi il pensiero, anzi la gioia, era già iniziata.

 

Le reazioni che non ti aspetti

 

Usciti dallo studio, noi ci siamo abbracciati felici. Eravamo fortunati, due figli in un colpo solo. Avevamo la famiglia perfetta. Almeno per noi. Abbiamo iniziato a richiamare tutti per avvisarli che sarebbero diventati binonni, bizii e biamici.

La nonna: “No, dài, sei veramente sciocca”.

L’amico dottore: “Io me la sentivo”.

La zia: “Beata te”.

L’amica di sempre: “Oddio! Che invidia, hai risolto tutto”.

Parliamone, per favore. La nonna terrorizzata che dava a noi la responsabilità di una gravidanza gemellare, tipo fosse possibile. Le amiche e le zie che ci hanno invidiato la doppietta. Dopo queste telefonate assurde, siamo scoppiati a ridere per non piangere.

 

E adesso?

 

Perché la preoccupazione per il futuro è arrivata a sorpresa, perché due figli sono faticosi, le spese sono doppie, la casa deve essere attrezzata per due... Il tempo vorresti che fosse doppio.

Ma soprattutto due gemelli, stavano arrivando due gemelli.

E ho detto tutto. Un paio di pianti me li sono fatti. Saranno stati gli ormoni, un futuro incerto da capire e da immaginarsi.

 

Maschio e femmina

 

E poi un pomeriggio tra il terzo ed il quarto mese il verdetto sul sesso dei due: un maschio e una femmina. Non solo avevamo fatto la doppietta, avevamo vinto la lotteria.

Tutti ma proprio tutti, anche la nonna lamentosa che pensava di doverli crescere lei, hanno iniziato a fare il tifo per noi, per la nostra nuova famiglia. L’amore e l’affetto degli altri mi ha fatto un gran bene.

 

Come li chiami?

 

Questa era la domanda classica che ci facevano tutti. Quante sere passate a immaginare i nomi dei due bonzi, come li avevamo soprannominati. Dalle coppie celebri, come Romeo e Giulietta o Brandon e Brenda, ai nomi più assurdi, come Berenice e Ascanio. Cip e Ciop, Titti e Silvestro e così via. Finché una sera abbiamo deciso: Tommaso e Flavia

E così nella notte di capodanno il piccolo Tommaso ha deciso che doveva nascere prima, aveva fretta di abbracciare la sua mamma, portando fuori Flavia che dormiva e… ma questa è un’altra storia. D’amore e di famiglia

 

 

 

Arianna Orazi

 

Arianna, blogger e zingara senza scarpe, madre di Tommaso e Flavia, gemelli di 7 anni, e di Lorenzo (detto "Nanuzz"), di 2 anni. Bilingue, trimamma, monogama ed eclettica, naviga nel suo labirinto creativo di fettuccia e scrittura, lavoro e famiglia, alla ricerca del filo che annodi tutti i suoi interessi.

 

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