I miei più bei ricordi dei primi mesi di vita dei miei figli hanno la morbidezza, il calore e la tenerezza di quel caldo abbraccio con cui li avvolgevo per allattarli. Era un momento intimo di profonda comunicazione interiore. Mi ricordo la serenità assoluta di quei momenti mentre li guardavo nutrirsi: gli occhi semichiusi, le piccole manine avvolte su loro stesse, e quella concentrazione che la posizione del corpo indicava.

Mi manca moltissimo quella sensazione di connessione totale con loro. La scelta di allattare per me è stata completamente naturale, era la nostra strada. Senza forzature esterne o consigli non richiesti io e mio marito siamo stati d’accordo.

 

I gemelli sono nati prematuri in una notte di fine anno e trasportati d’emergenza in terapia intensiva lontano da me. Non li avevo nemmeno abbracciati che li ho visti in culla termica, pronti ad andare in ambulanza. Ho chiesto disperatamente di toccare loro almeno le loro dita e il ricordo più straziante della mia vita è stringere la mano di mia figlia attraverso la fessura del macchinario, mentre le lacrime scendevano e l’adrenalina saliva. Dopo un parto cesareo solitamente si consiglia di stare a riposo, invece io il giorno dopo ero fuori dalla clinica per entrare nella vita dei miei figli per sempre. Era notte fonda quando ho varcato la soglia della TIN, quando mi hanno messo il gemellino, 2 chili di leggerezza, tra le braccia e mi hanno chiesto di allattarlo. Non sapevo quello che facevo, ma lo sapevano i miei geni, la mia femminilità ancestrale, le mie radici familiari. Ho appoggiato il piccolo sul seno e gliel’ho offerto. Le infermiere intorno mi hanno aiutato e spiegato meglio come offrire il seno a un bambino così piccolo. A notte fonda mio figlio ha succhiato per la prima volta. La sorellina, poco dopo, leggera di 1 chilo e 800 grammi, ha fatto più fatica, ma ci è riuscita.

 

I mesi successivi sono trascorsi spesso sul divano mentre li allattavo insieme alternando le posizioni. Ho allattato a orario fino ai 6 mesi, ogni 3 ore, su consiglio del pediatra, per facilitarmi la vita e per nutrirli adeguatamente data la loro prematurità.

Il piccolo è nato senza complicazioni con cesareo programmato, si è attaccato subito. L’ho allattato fino ai 2 anni, a richiesta. È stata un’esperienza intensa e appagante, fatta d’amore, sorrisi e sguardi di complicità. Il nostro legame è nato e cresciuto lì in quegli attimi che ci siamo concessi, in quei tempi dilatati solo nostri. In quel lasciarsi andare incondizionatamente ai bisogni del mio cucciolo. Quando ha iniziato lo svezzamento il mio latte è rimasto con lui per accompagnarlo fino alla decisione autonoma di staccarsi.

 

Due storie di allattamento molto diverse, due scelte compiute insieme con i miei figli. Le circostanze, i caratteri hanno condizionato la decisione. È stata però presa insieme. È un’avventura che coinvolge mamma e figlio. Sono stata una donna fortunata e una mamma serena durante l’allattamento, non ho avuto nessun tipo di problema fisico come le ragadi o le mastiti. Avevo soltanto le tipiche paure emotive sull’avere o non avere latte. Non ho dovuto difendere la mia scelta, come invece sono spesso costrette molte mamme che non hanno potuto o voluto allattare.

 

Allattamento vs Biberon

 

Sull’argomento è in corso una battaglia di principio, oggi si parla moltissimo di allattamento, si discute, si dibatte e si litiga tra mamme che allattano e mamme che non allattano sul filo di chi è migliore dell’altra.

L’OMS consiglia l’allattamento esclusivo fino al VI mese e dopo l’allattamento prolungato fino ai 2 anni almeno, evidenziando i benefici per la mamma e il piccolo: contribuisce a una migliore conformazione della bocca, protegge contro le malattie, aiuta la mamma a perdere peso, riduce il rischio di osteoporosi e di alcune forme di tumore al seno e all’ovaio.

Vorrei sottolineare la natura di “consiglio” e non di obbligo che anche il Ministero della Salute fornisce.  È un consiglio, non un dovere, mi piace ripeterlo, perché trovo ingiusta la condanna che spesso colpisce chi non allatta come mamme di serie B.

 

La scelta di allattare è personale, anzi  familiare, della mamma e del bambino. Dipende da moltissimi fattori di salute e di opportunità. Moltissimi bambini sono stati allattati col biberon e sono cresciuti senza problemi di salute o traumi infantili irrecuperabili. L’allattamento è la prima forma di comunicazione del neonato con l’esterno, mediato dall’amore della mamma e protetto dal suo abbraccio: anche un biberon può essere strumento d’amore se la mamma abbraccia e infonde amore e serenità al suo piccolo, all’interno di esclusivo dialogo interiore. 

 

 


 

Arianna Orazi

 

Arianna, blogger e zingara senza scarpe, madre di Tommaso e Flavia, gemelli di 7 anni, e di Lorenzo (detto "Nanuzz"), di 2 anni. Bilingue, trimamma, monogama ed eclettica, naviga nel suo labirinto creativo di fettuccia e scrittura, lavoro e famiglia, alla ricerca del filo che annodi tutti i suoi interessi.

 

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