La risposta è al contempo facile e complessa: cosa cambia? Tutto.

Il percorso che porta una coppia alla genitorialità è, tuttavia, diverso e specifico per ciascuno: ci sono figli desiderati a lungo, figli che arrivano di sorpresa, coppie più o meno coese, situazioni più o meno facili...

La gravidanza oltre a consentire lo sviluppo del feto fino a renderlo pronto per la vita extrauterina, consente anche ai futuri genitori un periodo di progressivo adattamento psicologico alla nuova condizione che si sta venendo a creare.

Nei 9 mesi di endogestazione, si individuano fasi specifiche anche dal punto di vista psicologico, ma è al momento della nascita che tutto inizia a cambiare in modo “ufficiale”.

L'arrivo di un figlio, qualunque sia il percorso che lo ha condotto alla coppia, è un momento stressante.
Lo stress in questo frangente non deve essere inteso in accezione negativa, ma semplicemente come descrizione di un periodo di grandi cambiamenti che, come ogni transizione, porta con sé potenziali rischi e fatiche.

Certamente il primo grande cambiamento è organizzativo e nella disponibilità di tempi ed energie.
Un neonato ha necessità di accudimento continuo e, spesso, i suoi tempi sono poco integrabili nella routine già ben avviata della coppia (basti pensare al ritmo sonno-veglia o alla impossibilità di posporre la soddisfazione dei bisogni del neonato).

La nuova situazione si traduce in una riduzione dei momenti dedicabili alla coppia o a passioni personali.
Questo, unitamente alla fatica fisica e alla mancanza di sonno, ha un impatto anche sul tono dell'umore dei neogenitori, che possono attraversare momenti di tristezza o forte irritabilità.

Il secondo cambiamento riguarda il senso di responsabilità e la consapevolezza di dover garantire al nuovo nato un ambiente confortevole e sicuro in cui vivere.
Anche in questo caso i neogenitori possono trovarsi alle prese con preoccupazioni e paure non sempre facili da gestire, che riguardano sia il “dover” proteggere e sostentare il neonato sia il dover effettuare alcune rinunce con conseguente sensazione di “perdita di controllo sulla propria vita”.

Il terzo cambiamento riguarda gli equilibri nelle relazioni: quello che prima era potenzialmente tempo dedicabile totalmente al partner, subisce grandi modificazioni. La madre è completamente dedicata, anche grazie a una parte istintiva che garantisce la sopravvivenza della specie, al neonato.

In lei cambia il modo di vedere il mondo, si modifica il cervello perché lei sia in grado di accudire al meglio la nuova creatura.
Ovviamente i tempi moderni, le comodità attuali e lo sviluppo della capacità di pensiero hanno in qualche modo mitigato quei comportamenti di totale disinteresse per chiunque se non per il nascituro, permane tuttavia una radice profonda di dedizione totale e assorbente della madre nei confronti del neonato.I risvolti sono facilmente intuibili: si innescano dinamiche che possono diventare faticose all'interno della coppia con madri che dimenticano di avere partner, partner che si sentono esclusi e vivono in qualche modo forme di gelosia nei confronti del neonato, fatiche nella divisione dei compiti con dispercezione dei carichi di lavoro e dell'impegno profuso.
Potremmo fare molti altri esempi, ma quel che interessa maggiormente è l'esito di queste fatiche: un aumento della conflittualità potenziale all'interno della coppia, una diminuzione della complicità e del dialogo con conseguente rischio di allontanamento.

Il quarto cambiamento, in qualche modo connesso ai precedenti, è quello che riguarda la sfera intima e sessuale della coppia che dopo il parto e in un contesto di elevata stanchezza e stress può faticare a trovare spazi, tempi e modi.

Alcune condizioni recenti hanno infine la “colpa” di rendere le cose più complesse: spesso le coppie si trovano a vivere i primi mesi in solitudine poiché i propri genitori sono lontani o ancora impegnati a livello lavorativo.

Nelle famiglie allargate (dove le coppie vivevano vicine ai propri genitori o addirittura nella stessa casa) l'aiuto pratico era scontato e la neomamma poteva dedicarsi completamente al bambino: certamente questo contesto aveva le sue fatiche, ma nei primi mesi era un luogo accudente anche nei confronti dei neogenitori.
Inoltre, quel che accade oggi, è che spesso la coppia si trova a che fare con un neonato per la prima volta quando diventa genitore e quindi è totalmente inesperto e digiuno di nozioni e quel tanto caro saper fare che deriva dall'esperienza pratica di accudimento.

Infine, le coppie sono spesso vittime di una società che veicola come vincente l'idea di neogenitori immediatamente prestanti e in grado di gestire il neonato senza nessuna fatica. Madri che dovrebbero essere reperibili il giorno successivo alla nascita, case sempre in perfetto ordine, accoglienza nei confronti degli ospiti e così via. La pressione a dare questa immagine e gestire al contempo un neonato, spesso si traduce in ulteriore stress e nel perdere il focus su ciò che è fondamentale in quel particolare momento: accudire il bambino e cominciare a conoscerlo e a costruire con lui una relazione.

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Dott.ssa Silvia Riboldi, psicologa e psicoterapeuta 

Salvagente Italia è un’Associazione di Promozione Sociale nata nel 2013 dall’impegno di Mirko Damasco, Filippo Castelli e Silvia Riboldi con lo scopo di diffondere la cultura del Primo Soccorso in Italia grazie a corsi ed eventi accessibili a tutti. Scopri di più