Si calcola infatti che l’8-10% delle nascite avvenga prima del termine e le cause possono essere molteplici: ricordiamo le infezioni materne con precoce rottura delle membrane, l’incremento delle gravidanze multiple, l’aumento della diagnosi di patologie feto-placentari con la conseguente necessità di anticipare il parto e, non ultimo, le nuove tecniche di procreazione medicalmente assistita.

 

L’assistenza medica specifica neonatologica rivolta a questi neonati ha mostrato evidenti progressi negli ultimi anni con conseguente rilevante aumento della loro sopravvivenza, che ha raggiunto valori anche superiori al 90%. 

 

La possibilità di sopravvivenza, proporzionale al peso e all’età gestazionale, si è spostata sempre più in basso sia per il peso (anche di 400-500 grammi!) che per l’età gestazionale (anche di 23 settimane!).

 

I fattori che hanno consentito questi risultati sono molteplici. In particolare vanno considerati gli aspetti organizzativi delle cure perinatali (coerenza di cura tra livelli ostetrici e neonatologici, con centralizzazione delle gravidanze ad alto rischio e formazione avanzata del personale di assistenza ostetrica e neonatologica) unitamente ai miglioramenti clinici specifici verso la prevenzione della prematurità (ad es. mediante l’utilizzo crescente alle gravide della terapia steroidea antenatale, la somministrazione ai neonati prematuri di surfattante, sostanza normalmente secreta nei neonati a termine dalle cellule polmonari, le migliorate tecniche ventilatorie, etc).

 

Ricoverati subito nelle Terapie Intensive Neonatali (TIN), le speranze di sopravvivere prima e di sopravvivere nel miglior modo possibile poi, si moltiplicano con l'aumento dell'età gestazionale e il progresso medico scientifico e tecnologico, grazie a strumentazioni e terapie sempre piu' avanzate a cui si affianca un approccio sempre piu' "relazionale", non solo da parte degli operatori sanitari (medici, infermieri), ma anche da parte dei genitori. 

 

Naturalmente c'è molta differenza tra nascere ad esempio a 24 o a 28 settimane, cambia anche il tempo di permanenza nella TIN: i piu' piccoli in genere, si fermano dai 2 ai 3 mesi, fino più o meno al raggiungimento cioè dei 9 mesi che avrebbero dovuto compiere se la gravidanza fosse stata portata regolarmente a termine.

 

Quando nasce un bimbo molto prematuro, è necessario l'immediato ricovero in terapia intensiva, spesso il neonato ha bisogno, oltre all’incubatrice (strumento ormai sempre più sofisticato), anche di un aiuto meccanico per respirare e di un sondino per via endovenosa per essere nutrito. Accanto a tutto ciò proprio le cure materne, ovvero il contatto fisico tra mamma e figlio, possono diventare un prezioso alleato terapeutico. Infatti, tra la 24a e la 40a settimana di gestazione il feto si sviluppa in modo molto rapido, come in nessun altra epoca della vita, in particolare da un punto di vista cerebrale.

 

Diventa perciò davvero importante per i bimbi nati prima del completamento di questo processo poter crescere in un ambiente il meno diverso possibile da quello intrauterino. Una delle modalità più praticate per incoraggiare il contatto mamma-neonato consiste nella marsupioterapia (o Kangaroo Mother Care), un approccio semplice ma efficace in grado, come dimostrano numerosi studi, di stabilizzare battito cardiaco, ossigenazione del sangue e respiro del neonato: il contatto pelle a pelle tra madre e figlio, il calore trasmesso dalla mamma, persino il suo odore, sono una vera e propria terapia e rappresenta il modo più naturale per creare il legame tra una mamma e un bambino che, a causa della nascita anticipata, sono per forza distanti tra loro. Anche il sonno ne trae vantaggio con un ritmo sonno/veglia meno irregolare, nonché aumentano in tal modo le possibilità che la mamma riesca a produrre e a dare il proprio latte materno.

 

L'annuncio ai genitori della nascita di un neonato con "problemi" rappresenta un momento estremamente delicato, che rimane impresso profondamente nella memoria del nucleo familiare, proprio perché si costituisce come un evento potenzialmente traumatico per la famiglia

Alla fine del suo percorso ospedaliero il neonato necessita, per il rischio evolutivo connesso alle sue caratteristiche e alla patologie che ha presentato in epoca neonatale, di un follow-up multidisciplinare che ne segua lo sviluppo fisico e psicomotorio nella sua globalità. 

 

Infatti, nonostante i miglioramenti assistenziali, circa il 10% dei neonati con un peso alla nascita inferiore a 1500 grammi presenta una problematica grave a distanza (paralisi, broncodisplasia, cecità, sordità…), mentre il 20% presenta disturbi “minori” dello sviluppo che possono configurarsi come disturbi di attenzione, comportamento e apprendimento.                    

           

E’ perciò fondamentale che il piccolo sia inserito in un programma di follow up che si propone da un lato l’individuazione precoce di eventuali disabilità o disarmonie di sviluppo, dall’altro la formulazione di proposte di intervento, considerando e integrando sia gli aspetti organici, sia le difficoltà funzionali dello sviluppo somatico, psicomotorio ed emotivo.                                                                                       

 
 
 

 


    

Massimo Agosti, Specialista in Pediatria e Neonatologia

Direttore del Dipartimento Materno-Infantile e del reparto di Neonatologia, Terapia intensiva Neonatale e Pediatria dell'Ospedale di Varese

Studi pediatrici:
Milano - Via De Vincenti 6 (zona p.le Lotto) Varese - V.le Borri 75 (poliamb. Elianto) Busto Arsizio - V.le Stelvio 125 (poliamb. Biocell)