Imparare a distinguere le caratteristiche peculiari di baby blues e depressione post partum è molto importante, perché permette alla mamma e a chi le sta intorno di prendere le dovute precauzioni, adottare i giusti comportamenti e, laddove richiesto, ricorrere all'aiuto di uno specialista.

Il puerperio è infatti un momento delicato: la mamma si trova, per la prima volta, a casa da sola col suo bambino, e la gestione della quotidianità e della novità potrebbe non essere così facile e immediata.

Andiamo più a fondo e scopriamo, innanzitutto, quali sono le differenze tra baby blues e depressione post partum.

Cos'è il baby blues e come si manifesta?

Secondo l'American Pregnancy Association circa il 70-80% delle mamme sperimentano momenti di tristezza subito dopo la nascita del proprio bambino. Solitamente l'umore altalenante e la malinconia fanno la loro comparsa a cinque giorni dal parto, ma questo stato d’animo può manifestarsi anche prima.

sintomi del baby blues che più spesso vengono riscontrati sono la tendenza al pianto (senza alcun motivo apparente), l'irritabilità, la stanchezza cronica, l'ansia, l'insonnia (anche durante la nanna del bebè), la difficoltà di concentrazione e i cambiamenti d’umore repentini.

Ad oggi la comunità scientifica non sa quale sia la sua causa, ma si pensa che la sindrome sia in qualche modo correlata ai cambiamenti ormonali che avvengono subito dopo la nascita del bebè. Quanto dura il baby blues? In genere fino a 14 giorni dopo il parto.

Il modo migliore per arginare il malessere generato da tale condizione è quello di non chiudersi in se stesse, ma di parlare e confrontarsi con persone di fiducia, siano queste il partner, gli amici o i parenti. Anche uscire all'aria aperta può far bene alla neomamma: cambiare prospettiva anche solo per poco tempo può fare un'enorme differenza sulla gestione del nuovo nato.

Inutile dire, poi, che una mamma alle prese con il baby blues deve chiedere aiuto, anche per il disbrigo delle faccende più materiali: godersi il proprio bambino e delegare (o rimandare) faccende domestiche e commissioni è fondamentale per riuscire ad allontanare tristezza e malinconia.

Cos'è la depressione post partum

Con la depressione post partum non si scherza: può colpire il 10-20% delle mamme e si manifesta con una sintomatologia più intensa e preoccupante rispetto al baby blues.

Chiamata anche depressione puerperale, la depressione post partum rientra di diritto nella categoria dei disturbi dell'umore.

L'esordio, come nel caso del baby blues, è molto precoce. Ma la sua durata può arrivare fino all'anno del bambino. Oltre al senso di tristezza già menzionato nel precedente paragrafo, la depressione post partum è accompagnata da un vero e proprio senso di vuoto, a cui si affianca spesso una perdita di senso riguardante la maternità. Proprio per questo motivo le mamme che si trovano ad affrontare questo disturbo non di rado si vergognano del proprio stato, provando un senso di colpa difficile da superare.

Proprio in tema di depressione post partum, il Ministero della Salute ha diffuso un opuscolo che affronta il problema in ogni sua forma, dalla prevenzione alla sua corretta gestione. Se il sostegno della famiglia e degli amici non fosse abbastanza, non bisogna aver paura di chiedere aiuto ad uno specialista. La depressione post-partum varia da persona a persona e chiedere il supporto di uno psicologo o psichiatra è il primo passo verso la guarigione. La patologia, infatti, non viene diagnosticata nel 50% dei casi. E questo è pericoloso, sia per la mamma che per il bambino.Cosa dovrebbe fare la neomamma?

  • Prendersi cura di se stessa, mangiando correttamente e ritagliandosi dei momenti solo per sé
  • accettare anche i pensieri negativi: farli propri, interiorizzarli e comprenderli non farà di una donna una cattiva madre, anzi
  • chiedere aiuto, senza la pretesa di affrontare tutto da sola. La divisione dei compiti è fondamentale per poter gestire in modo corretto il primo mese di vita del bambino, particolarmente duro e difficile.