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Quando fare l'ecografia per l'accrescimento fetale
Nel corso della gravidanza, la cui durata media è di 280 giorni a partire dall’inizio dell’ultima mestruazione, il feto attraversa diverse fasi. A monitorare la sua crescita è il ginecologo, attraverso le ecografie. Ciò che più conta sapere, dunque, è l’epoca del concepimento.
Ma come avviene l’accrescimento fetale, e quando bisogna prenotare l’ecografia per l’accrescimento fetale?
Accrescimento fetale, che cos’è
La valutazione dell’accrescimento fetale presuppone una corretta conoscenza dell’età gestazionale. Questa verrà stabilita dal tuo ginecologo con un’ecografia precoce, entro la 12° settimana di amenorrea (mancata mestruazione).
È stato osservato che la velocità di crescita dell’embrione e del feto è massima all’inizio della gravidanza e diminuisce progressivamente fino al termine. Ma la crescita assoluta, intesa come peso o massa corporea acquisiti nell’unità di tempo, aumenta mano a mano che la gravidanza procede, raggiungendo il picco a 37-38 settimane per poi diminuire di nuovo.
Nella fase iniziale, fino alla 20° settimana di gravidanza, l’embrione e poi il feto presentano una crescita di tipo staturale o scheletrico. Nella fase terminale, la crescita è di tipo ponderale. Nella fase intermedia il primo tipo di accrescimento si trasforma gradualmente nel secondo.
È bene ricordare che, nelle ultime fasi della gravidanza, il rapporto tra peso del feto e peso della placenta aumenta gradualmente: il primo cresce infatti molto di più del peso placentare, considerando che il peso della placenta a termine è circa un sesto del peso fetale. Si può dedurre che, mentre le esigenze nutrizionali del feto continuano ad aumentare, la capacità di farvi fronte della placenta ha un limite invalicabile, tanto è vero che la crescita assoluta del peso fetale diminuisce più o meno vistosamente dopo la 38° settimana d’età gestazionale.
Nella fase iniziale dell’accrescimento predomina l’importanza degli elementi materni, embrionali e poi fetali, dato che la funzione placentare possiede un ampio margine di riserva rispetto alle esigenze del concepito. Nell’ultima fase della gravidanza, invece, quando il margine di riserva si riduce, la funzione placentare assume un’importanza sempre maggiore.
Visita per l'accrescimento in gravidanza, come funziona
Il monitoraggio dell’accrescimento fetale permette di verificare la crescita del feto, e ha l’obiettivo di identificare i feti piccoli e quelli grandi per l’età gestazionale. Due condizioni, queste, a cui sono collegati tassi più elevati di morbosità e mortalità.
Come avviene la visita per l’accrescimento in gravidanza? La sola palpazione addominale non ha validità diagnostica, e neppure la misurazione della lunghezza fondo uterino-sinfisi pubica, utile nel controllo della gravidanza fisiologica ma di incerta utilità per identificare i feti eccessivamente piccoli o eccessivamente grandi.
Sarà il ginecologo a guidarti, poiché avrà chiaro il quadro della situazione (altezza e peso dei genitori compresi). Fare confronti con le gravidanze di amiche, sorelle e colleghe non ha senso: ogni gravidanza è diversa, così come ogni donna ha un patrimonio genetico differente. I dati a cui fare affidamento sono invece quelli dell’ecografia di accrescimento, che deve essere effettuata tra la 32° e la 34° settimana (e ripetuta poi alla 36°). Attraverso le misure biometriche del feto, e il loro confronto con le curve di riferimento, è possibile stimare il peso alla nascita ma anche rilevare l’attività cardiaca del bimbo e i suoi movimenti, la sua posizione, la localizzazione e la salute della placenta, oltre alla quantità di liquido amniotico.
Ma c’è da fidarsi del peso così stimato? Sì e no, poiché l'approssimazione è di circa il 10%. In caso il peso sia considerato troppo basso per l’età gestazionale, il ginecologo più richiedere la flussimetria, che consente di misurare la quantità e la velocità del sangue che circola dalla mamma al bambino. In questo modo avrà dati più precisi, e potrà decidere come procedere.
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