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La displasia congenita dell’anca: un grande problema dei piccoli
Cos’è la displasia congenita dell’anca
La Displasia Congenita dell’Anca (DCA) è la più frequente malformazione congenita dello scheletro. In Italia è interessato circa il 2-3% della popolazione. Consiste in una alterata conformazione dell’anca, l’articolazione costituita da testa del femore che va ad inserirsi in una “tasca” presente a livello della grande pelvi, nota come acetabolo. Nella DCA l’acetabolo ha una conformazione alterata per cui la testa del femore non può adattarsi e collocarsi saldamente al suo interno.
Il grado di displasia, o instabilità dell'articolazione, è vario tra i bambini affetti da DCA: si può andare da un’anca lussata, nei casi più gravi di DCA, dove la testa del femore è completamente fuori dalla sua tasca acetabolare, ad un’anca lussabile dove la testa del femore si trova all'interno dell'acetabolo, ma può essere facilmente spinta fuori durante l'esame medico. Il quadro più lieve è quello di anca sublussabile dove la testa del femore è semplicemente mobile nella tasca acetabolare: in questo caso durante un esame medico, l'osso può essere spostato all'interno della coppa acetabolare, ma non è spostabile al suo esterno.
Riguardo alle cause della DCA vi sono diverse ipotesi e probabilmente i fattori che concorrono ad un quadro di anca displasica sono diversi: il frequente riscontro di familiarità evoca una eziologia ereditaria poligenica, un ruolo determinante si suppone possa essere svolto dalla marcata iperlassità legamentosa costituzionale, frequentemente riscontrata in questi neonati. Una delle concause della displasia congenita dell'anca potrebbe poi essere l'oligoidramnios, cioè lo scarso volume di liquido amniotico: le pareti uterine, in questo caso, provocherebbero una posizione anomala delle gambine in utero con conseguenze sulla maturazione dell’articolazione.
Sicuramente sono stati individuati i seguenti fattori predisponenti:
- Sesso femminile
- Prematurità
- Posizione podalica
- Storia familiare di DCA (genitori o fratelli)
- Oligoidraminos (bassi livelli di liquido amniotico).
Come riconoscerla
Tutti i neonati sono sottoposti a valutazione medica di screening. Poiché l'esame obiettivo ha sensibilità limitata, i neonati ad alto rischio (con i fattori predisponenti sopraelencati) e quelli con anomalie riscontrate durante la visita medica devono essere sottoposti a diagnostica per immagini, ovvero all’ecografia.
Le manovre di screening comunemente usate durante la valutazione medica sono due:
- Manovra di Ortolani-Barlow: il pediatra, durante l’esame obiettivo, adagia il neonato sulla schiena con le anche e le ginocchia ad angolo retto, quindi gli divarica una gambina e fa compiere alla coscia un movimento di abduzione, cioè verso il lato esterno, con una lieve rotazione, e viceversa. Tiene il dito medio premuto sul fianco del bacino per sentire se il movimento articolare avviene correttamente o se, invece, la testa del femore si sposta dalla propria sede. In questo caso, avvertirà la caratteristica sensazione tattile di scatto, talvolta accompagnata da un rumore sordo.
- Altro segno caratteristico è il cosiddetto segno di Galeazzi: quando il bambino è supino con le anche flesse, le ginocchia piegate e i piedi sul lettino da visita si evidenzia una differenza nell'altezza del ginocchio è questo suggerisce displasia, specie monolaterale.
Nel caso in cui alla valutazione medica si riscontrino delle alterazioni oppure siano presenti i fattori di rischio elencati, verrà indicata l’esecuzione di una ecografia delle anche per valutare il grado effettivo di maturazione: l’ecografia delle anche andrebbe eseguita non troppo precocemente però, in particolare non prima delle 6 settimane di vita perché prima dei 45 giorni di vita la maggior parte dei problemi riscontrati si risolve invece da sé. È bene anche non ritardare troppo questa indagine: va infatti eseguita entro i 3 mesi perché se a questa età l’anca non è matura è necessario iniziare degli interventi correttivi. Le radiografie dell'anca sono utili dopo che le ossa hanno iniziato a ossificarsi, tipicamente dopo i 4 mesi, quando invece l’ecografia diventa meno utile ai fini della diagnosi. Anche se non è un esame di routine di fatto l’ecografia delle anche viene prescritto dalla maggior parte dei pediatri indipendentemente dall’esito della manovra di Ortolani.
Come intervenire
A seconda del grado di displasia si potranno adottare delle tipologie di intervento diverse: nelle forme più lievi si attueranno solo accorgimenti posturali come tenere spesso il bambino in braccio a gambe divaricate sul fianco, portarlo nel marsupio o posizionare il doppio pannolino per mantenere le anche divaricate e favorirne la maturazione.
In altri casi sarà invece proprio indicato l’uso di un divaricatore, più o meno rigido, necessario per mantenere le anche divaricate, aiutare la testa del femore a incanalarsi in modo corretto e rimanere in sede.
Nei casi più gravi o con diagnosi più tardive può invece essere necessario sottoporre il piccolo a un trattamento di maggiore impegno: esso potrà consistere nell’applicazione di una trazione progressiva all'arto per ottenere con gradualità e con delicatezza la discesa del femore lussato ed il suo progressivo rientro nella cavità naturale dell'acetabolo oppure, meno frequentemente, si deve ricorrere alla riduzione chirurgica della lussazione, seguita da una serie di ingessature fino a raggiungere la stabilità dell'articolazione.
La DCA è pertanto una malformazione scheletrica congenita che deve essere riconosciuta precocemente per evitare che, in assenza di trattamento, il bambino abbia poi conseguenze sulla deambulazione.
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