Nei precedenti articoli abbiamo visto che i primi scarabocchi compaiono solitamente a partire dai due anni e prevedono sempre una componente giocosa. Abbiamo inoltre scoperto che il disegno non è mai casuale, ma rivela ciò che per il bambino è importante, ciò che lo emoziona e lo interessa.

Per capire le dinamiche psicologiche alla base dello scarabocchio, dobbiamo tener presente che le tutte le attività di un bambino, compreso il disegno, acquisiscono rilevanza solo all’interno di una relazione. Anche le linee sul foglio, dunque, esprimono significati affettivi, ne traducono la volontà, rappresentano una sorta di prolungamento della mano. In base alla loro forma, possiamo individuare due tendenze spontanee che lasciano anche intuire le emozioni sottostanti: un tracciato morbido e rotondeggiante (linea definita “buona”) e uno marcato e spezzato (linea definita “cattiva”).

Spesso l’atto dello scarabocchiare è accompagnato da gesti più evidenti, come ad esempio colpire energicamente la figura con la punta della matita oppure sfregarvi sopra fino a cancellarla, se si tratta di qualcosa che incute timore o paura. Potremmo dire che azioni simili sono l’equivalente grafico di altri gesti tipici di questa età, l’afferrare e l’allontanare, il portare a sé e il respingere, perché in effetti assolvono le medesime funzioni.

Il bambino percepisce il mondo esterno non come un insieme di figure geometriche, ma come elementi che suscitano in lui delle sensazioni e delle risposte interiori. Generalmente, infatti, non sono le qualità statiche ad interessarlo, ma le proprietà dinamiche. Pensiamo a un cane: come suggeriva lo psicologo dello sviluppo Heinz Werner, per un bimbo non è una struttura obiettiva che possiede una forma specifica e delle parti, bensì un essere che morde o che abbaia.

In altre parole, le realtà che lo circondano possono risultare desiderabili o temibili, ossia buone oppure cattive (e non è detto che lo siano in maniera definitiva, le emozioni risentono del momento specifico e sono in continua evoluzione). D’altra parte, la fase che sta vivendo è quella del cosiddetto animismo infantile, cioè la tendenza a concepire le cose come viventi e dotate di intenzionalità. La linea dei disegni trasferisce sul foglio le qualità affettive di ciò che viene rappresentato e ogni oggetto, animale, persona o evento può essere raccontato come buono mediante un tracciato rotondeggiante e morbido, oppure cattivo attraverso un tracciato marcato e disordinato.

 

scarabocchi

 

la tata maschioLorenzo Naia @latatamaschio

Dopo una laurea in psicologia e una vita da – come piace dire a me – tata maschio, oggi continuo a occuparmi di infanzia, attraverso le parole. Sono autore per bambini e ragazzi, creative director per progetti family friendly e contributor per portali web e riviste. Racconto il mio punto di vista su www.latatamaschio.it e la mia icona di stile rimane sempre Mrs. Doubtfire!