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Bambini e vitamina D: è giusto somministrare gli integratori?
Prima di conoscere quando somministrare la vitamina D ai bambini, è necessario capire di cosa stiamo parlando. A cosa serve la vitamina D, innanzitutto? Principalmente, a mantenere normali i livelli nel sangue di alcuni minerali come il calcio e il fosforo, favorendo l’assorbimento del calcio e contribuendo così a formare e mantenere le ossa sane e forti.
Attualmente si ritiene che la vitamina D possa fornire una protezione anche riguardo alcune patologie dell’età adulta come l’osteoporosi, l’ipertensione e diverse malattie autoimmuni e, nuovi studi, sembrano testimoniare persino un suo ruolo nel prevenire malattie quali diabete e tumori.
Vitamina D per bambini, tutto ciò che c’è da sapere
La vitamina D si trova in alcuni alimenti quali pesce, uova, latticini e olio di fegato di merluzzo, sebbene la maggior parte di essa venga sintetizzata a livello cutaneo per azione della luce ultravioletta: 10 minuti al giorno di esposizione al sole si pensa siano sufficienti a prevenirne la carenza.
Nei piccoli il deficit conclamato di vitamina D causa il rachitismo, patologia ben conosciuta, soprattutto nei decenni e secoli scorsi, che evolve in deformità scheletriche: in Inghilterra già agli inizi del XVII secolo venne descritto un quadro clinico rachitico, mentre nel XX secolo, con l’industrializzazione, tale malattia si diffuse finchè non si scoprì che l’esposizione alla luce del sole e l’olio di fegato di merluzzo erano in grado non solo di prevenire ma anche di curare il rachitismo stesso.
Una volta che la vitamina D venne identificata insieme ai cibi che la contenevano, il rachitismo cosiddetto nutrizionale scomparve progressivamente nei Paesi industrializzati. In realtà negli ultimi decenni è in corso una rivalutazione del deficit di vitamina D a causa di diversi fattori. La prevenzione verso le malattie degenerative della pelle ha indotto le varie società scientifiche a sconsigliare vivamente l’esposizione solare senza l’utilizzo di creme altamente protettive per almeno i primi 12-24 mesi di vita.
Per tali motivi, maggiorati dal fatto che assumere la vitamina D con l’alimentazione è difficile e che l’esposizione solare eccessiva può aumentare il rischio di tumore alla pelle, le raccomandazioni per assicurarne una dose adeguata sono state rivisitate: attualmente la vitamina D per bambini, a partire dalla nascita e fino all’adolescenza, è consigliata in una dose giornaliera di 400 UI. Alcune autorità scientifiche, tuttavia, raccomandano una dose doppia (800 UI al giorno) durante i mesi invernali per i piccoli allattati al seno. La necessità di vitamina D per i neonati, infatti, cambia al cambiare delle condizioni (ed è maggiore ad esempio nei Paesi nordici, durante l’inverno).
Attualmente si raccomanda un’integrazione di vitamina D anche in gravidanza.
Integratore di vitamina D nei bambini, quando è necessario
I livelli di assunzione raccomandati prevedono che, nei neonati dalla nascita e sino all’anno d’età, l’apporto sotto forma di integratori non sia inferiore ai 400 UI al giorno.
Come già detto, la vitamina D è tipicamente bassa nel latte materno e - per prevenirne il deficit anche nei soggetti nutriti esclusivamente al seno - è necessaria la supplementazione.
Nell’età compresa tra l’anno ed il periodo dell’adolescenza, dato che l’esposizione al sole viene limitata per il rischio degenerativo cutaneo, si consiglia ugualmente un apporto di vitamina D non inferiore a 400 UI al giorno. Inoltre, in alcuni casi particolari, è raccomandata la dose raddoppiata di 800 UI al giorno.
In Italia, l’integratore di vitamina D nei bambini viene prescritto dal pediatra a partire dalla nascita e fino all’anno d’età. Questo, a prescindere da che il neonato sia allattato al seno oppure con latte in formula: nessuno dei due sa infatti soddisfare il fabbisogno minimo. A partire dall’anno e fino alla maggiore età, l’assunzione sotto forma di integratori viene consigliata a bambini e ragazzi di etnia non caucasica ed elevata pigmentazione, ai bambini affetti da celiachia o da malattie infiammatorie croniche, a chi segue una dieta vegana e ai soggetti obesi.
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