Per definizione, l’ascolto attivo si basa sull’empatia e sull’accettazione. Applicato all’infanzia, consiste dunque nel prestare attenzione a quello che dicono i bambini, sia pure l'elenco di ciò che hanno mangiato a pranzo a scuola. Ascoltare attivamente, in questo senso, significa prima di tutto comprendere quello che stanno dicendo, riflettendo poi su quanto dicono senza sminuirlo o giudicarlo. L'indifferenza, infatti, è la peggior nemica della buona comunicazione.

Eppure, ascoltare attivamente non è facile come sembra. In una vita piena di impegni come la nostra, spesso ci si ritrova - inconsapevolmente - ad annuire meccanicamente a quello che dicono i nostri figli, senza ascoltare veramente quello che ci stanno comunicando. Inoltre, un adulto è quotidianamente bombardato da stimoli, ansie, pensieri e preoccupazioni che gli impediscono di concentrarsi adeguatamente sul dialogo con i propri bambini. Non colpevolizzarti: è un comportamento spesso automatico. Puoi senza dubbio migliorare, allenando l’ascolto attivo.

Ascolto attivo, le "regole" da seguire

Ascolto attivo non significa mettersi a servizio dei propri figli, e lasciarsi travolgere da quel fiume in piena di esperienze che non vedono l'ora di raccontare. Ascoltare attivamente, infatti, significa innanzitutto predisporsi alla comunicazione: se per qualsiasi motivo pensi che il momento non sia adatto ad ascoltare quello che ha da dire il tuo bambino, rimanda la conversazione spiegandogli perché non è il momento giusto per parlare.

Trovato il momento ideale, potrai finalmente ascoltare: mentre il tuo bimbo sta parlando resta in silenzio, guardalo negli occhi ma osserva i suoi movimenti, così da cogliere anche quello che ti sta comunicando con la sua gestualità. Se siete uno di fronte all'altro, inginocchiati alla sua altezza: il bambino capirà che ha tutta la tua attenzione, e tu potrai ascoltarlo meglio.

Interessati a quello che ha da dire il bambino: fagli domande, riassumi quello che ha appena detto per confermare il fatto che hai capito di cosa sta parlando. Se, per esempio, il tuo piccolo è caduto e si è sbucciato il ginocchio, potrebbe dire semplicemente "Mi sono fatto male!". Sta a te elaborare il suo pensiero, chiedendogli: “Sei caduto e ti sei sbucciato il ginocchio, e sei un po' spaventato dal fatto che esca il sangue?". In questo modo avrai decodificato la sua paura inespressa, dandogli allo stesso tempo la certezza del fatto che hai compreso benissimo quello che stava esprimendo,  attraverso la sua comunicazione verbale e non.

Ascolto attivo, l’importanza della comprensione

Qualora tuo figlio ti comunica qualcosa di inatteso, un sentimento o un fatto che non corrisponde al tuo sentire, prova ad accettare questa nuova emozione e abbi fiducia in lui: ogni bambino deve imparare e fare esperienza del mondo, senza sentirsi costantemente giudicato dalle sue persone di riferimento, ovvero mamma e papà. Ascolto attivo, infatti, significa prima di tutto empatia e comprensione: una volta che ha finito di parlare, potrai discutere insieme quello che ha appena comunicato, o trovare con lui la soluzione a un eventuale problema.

Se tuo figlio non è particolarmente chiacchierone o non ti mostra abbastanza il suo vissuto o il suo mondo interiore, incoraggialo al dialogo e applica poi l'ascolto attivo: in questo modo imparerà ad aprirsi con te, e avrà a disposizione i mezzi adeguati per imparare a comunicare correttamente.

Quelli appena descritti sono piccoli accorgimenti grazie ai quali riuscirai ad instaurare un dialogo fruttuoso e armonioso con i tuoi bambin, che si sentiranno accettati nella loro individualità. Imparare ad ascoltare, d'altro canto, significa anche farsi ascoltare, avvalorando così il ruolo di guida che ogni genitore ha nei confronti dei propri figli.