Il diabete gestazionale è caratterizzato da una intolleranza al glucosio di entità variabile, che inizia o viene diagnosticata per la prima volta in gravidanza e, nella maggior parte dei casi, si risolve poco dopo il parto. È molto importante documentare la risoluzione della condizione dopo il parto, perché numerose donne in gravidanza con diabete pregresso non diagnosticato in precedenza vengono erroneamente classificate come affette da diabete gestazionale.

Una revisione sistematica ha osservato in donne con diabete gestazionale un aumentato rischio di sviluppare un diabete di tipo 2 insulinoresistente almeno 6 settimane dopo il parto. Alla luce di questi dati vi viene spiegato quindi che quell’orribile test di screening è utile anche per la vostra salute futura!

 

Uno dei fattori di rischio per cui è raccomandato lo screening per il diabete gestazionale è un indice di massa corporea (IMC) superiore a 30 kg/m2: qualunque App del vostro cellulare oramai vi calcola molto semplicemente questo valore, avrete di sicuro già provato a farlo! Ecco perché il vostro specialista vi stressa sul peso e sull’aumento progressivo che la bilancia segnala (sempre la stessa, vi raccomando, e meglio la mattina senza abiti più o meno alla stessa ora e ancora a digiuno). Altri fattori di rischio che verranno indagati sono la storia familiare di un parente di primo grado con diabete, la nascita precedente di un bimbo di più di 4500 grammi (macrosomia fetale), la storia di diabete gestazionale documentato nella gravidanza precedente.

L’origine della vostra famiglia è significativa in quanto alcune aree geografiche sono ad alta prevalenza di diabete: Asia meridionale, Caraibi, Medio Oriente. Se poi alla luce degli esami richiesti la diagnosi sarà di diabete gestazionale o se il vostro IMC pregravidico è superiore a 27 kg/m2 vi verrà consigliato di diminuire l’apporto di calorie (a 25 kcal/kg/ giorno o meno) e di fare una moderata attività fisica giornaliera (almeno 30 minuti al giorno).

 

Il vostro ginecologo vi informerà che nella maggioranza delle donne il diabete gestazionale viene controllato da modifiche della dieta e della attività fisica: nel 10-20% delle donne questo purtroppo non avviene e quindi si rende necessaria la terapia antiglicemica orale o l’insulina.

 

Se il diabete gestazionale non viene controllato, è documentato un aumentato rischio di complicanze al parto come la distocia di spalle, ovvero la difficoltà al disimpegno delle spalle del neonato dopo la espulsione della testa: complicanza risolvibile con manovre adeguate ma certamente non auspicabile… È comunque certo che la diagnosi di diabete gestazionale è associata ad un potenziale incremento negli interventi di monitoraggio e assistenziali in gravidanza e durante il parto: esami ematochimici, controlli del peso, monitoraggio delle glicemie pre e post prandiali, controlli ecografici per la valutazione della crescita fetale e la diagnosi eventuale di macrosomia, manovre di assistenza al parto. Infine, ma non ultimo in importanza, l’eugenetica, materia affascinante e recente, sembra indicarci come un ambiente materno iperglicemico possa condizionare lo sviluppo fetale e conseguentemente la salute futura del vostro bambino.

 

Tutto questo per dire, a grandi linee e senza inoltrarci in dettagli complicati, che quel suggerimento che vi sta facendo il vostro curante in merito al controllo del vostro apporto calorico, alle vostre abitudini alimentari e alla necessità di chiarire con indagini adeguate il vostro equilibrio glicemico, pur non facendovi piacere, è un suggerimento prezioso e utile per la salute di entrambi, feto/neonato e mamma.

 

 


    

Dottoressa Patrizia Gementi

 

Dirigente dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia presso l’Ospedale Buzzi di Milano

 

Studio Medico Associato Oldrini e Gementi (Piazza Libertà 2, 20010 Cornaredo MI)

 

Medical Center Buonarroti (Via Tiziano 9, 20145 Milano)