Oggi si sente sempre più spesso parlare di sharenting e dei pericoli connessi a questa pratica figlia della nostra epoca. Ma cos'è lo sharenting e perché mamma e papà dovrebbero evitare di cadere nella trappola della "condivisione compulsiva”? Svisceriamo l’argomento per comprenderne a fondo i rischi correlati.

 

Cos'è lo sharenting: il significato del termine

La parola sharenting è un neologismo nato con la diffusione capillare dei social media. Si tratta infatti dell'unione dei termini "sharing" (condivisione) e "parenting" (genitorialità). Lo sharenting, insomma, è la condivisione sui social media di immagini (siano esse foto su Facebook o story su Instagram) dei propri figli.

Oggi, infatti, è usanza di molte mamme papà quella di condividere le foto dei propri bambini, documentandone i progressi e mostrando momenti buffi, simpatici o teneri. Si tratta di un fenomeno così diffuso che il termine, in pochissimi anni, è entrato a pieno diritto nel Collins, il celebre dizionario britannico di lingua inglese. 

Lo sharenting, inutile dirlo, nasconde delle insidie.

 

Sharenting e privacy: qual è il problema?

Cosa c'è di male a condividere una foto del proprio bambino, direte voi. Il problema dello sharenting non è nella condivisione in sé, ma nelle ripercussioni che la condivisione (soprattutto se compulsiva e ripetuta) ha sul bambino.

Si pone, innanzitutto, un problema di privacy: lo sharenting dà infatti vita a un vero e proprio archivio storico digitale (spesso pubblico) alla mercé di chiunque. Un bambino piccolo, quando viene condivisa una sua foto, non è in grado di capire cosa sta accadendo e - a livello legale - si tratta in tutto e per tutto di una violazione delle privacy.  Anche i bambini hanno diritto di privacy e la condivisione di immagini che li riguardano può essere lesiva della loro individualità.  

I bimbi, infatti, crescono e, una volta adolescenti, si trovano a dover fare i conti con una serie di contenuti che li riguardano, di cui probabilmente non erano neanche consapevoli. 

In Italia e nel mondo non sono infatti mancati i casi in cui ragazzi e ragazze, una volta resosi conto del gran numero di immagini online che li riguardavano, si sono rivolti ai tribunali per obbligare i propri genitori a rimuovere le foto “incriminate” pubblicate sui social. 

 


Sharenting e uso improprio delle immagini

Lo sharenting, tuttavia, non dà vita esclusivamente a problematiche legate alla violazione della privacy. Ad andarci di mezzo, infatti, è anche la sicurezza del bambino

La condivisione sul web di una foto, infatti, può diventare virale e sfuggire al controllo dei genitori. La viralità, tuttavia, è in realtà l'ultimo dei problemi. Non è raro, infatti, che foto di minori diventino materiale pedopornografico. E un genitore, in quanto tale, non dovrebbe mai sottovalutare questo rischio.

 


Sharenting: condividere foto, ma con criterio

Ai genitori, oggi, non si chiede di non condividere foto dei propri bambini, ma semplicemente di farlo con criterio, valutando i pro e i contro connessi a ogni condivisione.

I social media oggi sono entrati così capillarmente nelle nostre vite che nessuno riflette più di tanto sulle conseguenze della condivisione di una foto, ovvero di un gesto immediato e a prima vista innocuo. Evitare lo sharenting, quindi, significa prima di tutto riflettere sulle proprie azioni. Non c’è nulla di sbagliato nel condividere con gli altri un’immagine online. ma quest’azione dovrebbe essere l’eccezione e non la regola.

Insomma, evitare lo sharenting significa anche riavvicinarsi al significato originale di condivisione. I momenti belli vanno condivisi "qui e ora", con le persone con cui li stiamo vivendo nella realtà. Godiamoci ogni attimo  e focalizziamoci su di esso, senza perdere tempo a condividerlo sui social.