Parto o taglio cesareo?
Aggiornato il 25 Ottobre 2022
Il parto è un evento naturale… Oggi molto medicalizzato certo, ma a volte, mi verrebbe da dire “per fortuna!”, vivendo quotidianamente la realtà di una grande Sala Parto con 3.500 parti all’anno.
Pensiamo alla possibilità di prevenire una sofferenza fetale durante il travaglio, grazie alla cardiotocografia, ovvero alla registrazione del battito cardiaco fetale e alla sua valutazione rispetto all’attività contrattile materna; o alla possibilità di usufruire della analgesia peridurale per alleviare i dolori ed affrontare più serenamente il travaglio; o ancora alla possibile prevenzione di una eccessiva perdita di sangue da parte della madre dopo il parto, evenienza che può essere drammatica.
Nonostante la bellezza del percorso che la mamma può intraprendere durante il travaglio e che sfocia nella magia del parto, vi è sempre più la tendenza a trasformarlo in un intervento chirurgico: in molti casi oggi, specie in Italia, le donne partoriscono con un taglio cesareo senza un reale motivo di salute.
Vediamo qualche dato: nel 1985 l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandava di non eseguire più di 1 parto con taglio cesareo su 7 (15%); questo era il valore individuato come limite a garanzia della salute di mamme e bambini.
In Italia la percentuale di tagli cesarei ha raggiunto nel 2008 il 38%, superando di gran lunga i valori registrati negli altri Paesi europei che si attestano intorno al 20-25%. Si registra inoltre un’ampia variabilità regionale, con proporzioni maggiori al Sud che raggiungono il 62% in Campania.
Le percentuali maggiori si registrano nelle Case di cura private rispetto agli ospedali pubblici e nelle strutture che assistono un basso numero di parti annui.
Peraltro non ci sono prove scientifiche che affermino che il taglio cesareo, in assenza di situazioni cliniche che ne indichino l’esecuzione, sia più sicuro per la salute della mamma e del neonato rispetto al parto vaginale. Occorre infatti avere bene in mente che il taglio cesareo è un intervento chirurgico e solo in caso di appropriata indicazione medica è in grado di garantire benefici superiori ai potenziali rischi che inevitabilmente, in quanto atto chirurgico, comporta.
È importante quindi poter sfruttare gli incontri con il proprio ginecologo e/o la propria ostetrica per ottenere informazioni adeguate, per chiarirsi dubbi e preoccupazioni in merito all’eventuale scelta di un percorso, sulle possibilità anestesiologiche, sulle possibili conseguenze dell’eventuale cesareo sulle future gravidanze.
A questo proposito, oggi, in tutto il mondo dove l’assistenza in sala parto è adeguata, esiste la possibilità di travagliare dopo un precedente taglio cesareo e di affrontare il parto per via vaginale: questa opportunità recentemente introdotta nelle sale parto deve a maggior ragione essere discussa con il ginecologo curante e deve essere accompagnata da un consenso scritto formalizzato e dalla informazione ottimale e documentata da parte appunto del curante o della struttura scelta per il parto.
Studi scientifici ormai numerosi e autorevoli indicano che i tagli cesarei ripetuti aumentano i rischi per la salute della donna: la struttura scelta per un eventuale auspicabile travaglio di prova deve garantire l’accesso rapido alla sala operatoria in caso di necessità di un intervento di urgenza.
Ma vediamo alcune situazioni in cui invece il taglio cesareo è d’obbligo per garantire la salute di madre e bambino.
Se il feto è ancora in presentazione podalica a termine della gravidanza, ovvero con il sederino in basso e la testa in alto, e se i tentativi di rivolgimento affrontati, qualunque essi siano (Moxa, agopuntura, versione manuale esterna), sono falliti, la via del parto è solo quella chirurgica tramite taglio cesareo.
Lo stesso percorso andrà affrontato se la placenta fosse previa, ovvero una placenta che copre completamente o parzialmente il passaggio del feto nel canale del parto: il feto deve uscire prima della placenta perché essa lo nutre dall’inizio alla fine della gravidanza.
Situazioni particolari mediche della gravida possono portare ad una scelta chirurgica cautelativa nei suoi confronti, così come pure alcune situazioni patologiche o di prematurità grave del feto.
La gravidanza gemellare non è una controindicazione al parto vaginale se i due feti sono entrambi in presentazione cefalica, ovvero con la testa in basso; in caso di un gemello in presentazione podalica, la via del parto va discussa sempre con il vostro medico.
Nel caso in cui la scelta del taglio cesareo sia basata sulla paura del travaglio e del parto, è opportuno informarsi sui diversi tipi di sostegno offerti dalla struttura dove si vuole partorire: in molti casi un programma di sostegno adeguato si è dimostrato efficace nel ridurre l’ansia, nel facilitare la scelta oltre che nel migliorare l’esperienza del parto.
Dottoressa Patrizia Gementi
Dirigente dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia presso l’Ospedale Buzzi di Milano
Studio Medico Associato Oldrini e Gementi (Piazza Libertà 2, 20010 Cornaredo MI)
Medical Center Buonarroti (Via Tiziano 9, 20145 Milano)