I primi scarabocchi
Aggiornato il 27 Ottobre 2022
La psicologia del disegno infantile non andrebbe mai intesa come una serie di indicazioni certe e valide per tutti in maniera necessaria, ed è per questo che è consigliato lasciarne l’interpretazione a un esperto, in associazione con altre informazioni. L’approccio teorico adottato per la stesura di questi articoli è la prospettiva estetico-dinamica e i contenuti nascono dall’unione di studio ed esperienza diretta.
«È esperienza comune» diceva Louis Corman negli anni Sessanta, «che il bambino a cui si dia un foglio e una matita si metta subito a fare ogni sorta di disegno».
Se i vostri bimbi hanno già due anni di età, è molto probabile che abbiate avuto conferma diretta di quanto affermava lo psicologo francese, con la speranza che il tutto sia avvenuto su un foglio e non su una parete di casa! Di solito, infatti, è proprio vicino al compimento del secondo anno di vita che i primi scarabocchi fanno la loro comparsa, anche se l’attività grafica, come del resto tutte le altre acquisizioni, è soggettiva nell’esordio e nelle tempistiche.
I gesti del bambino, a due anni, non sono mai soltanto puro movimento: sa indicare, sa dire di no col dito, sa manipolare alcuni oggetti, sa afferrare, sa respingere. Comincia, insomma, ad attribuire un significato alle azioni e questo appare ancora più evidente quando pian piano manifesta un'altra coppia di gesti, ulteriore indice del suo sviluppo psichico: il gesto che accarezza e il gesto che colpisce. Il bambino impara precocemente a maneggiare con affetto le cose che ama, cioè le cose “buone”, e a evitare o picchiare le cose che gli provocano dolore, cioè le cose “cattive”. È proprio a partire da questi gesti, vale a dire da gesti affettivamente carichi di espressività, che nasce la linea lasciata su un foglio.
Quando il bambino trasferisce alla linea il dinamismo della sua mano, allora sta disegnando! Ciò che lo interessa e lo emoziona, in questa fase, non è tanto la linea in sé, quanto lo scoprirsi capace di tracciarla.
Ecco perché, a mio avviso, non possiamo ridurre i primi scarabocchi alla conseguenza casuale di un movimento o considerarli mero piacere motorio: vorrebbe dire non tener conto dei progressi che sta compiendo, in primis la capacità di crearsi una rappresentazione mentale del mondo che lo circonda e delle relazioni che lo riguardano, e quindi dell’abilità di servirsi di un significante per evocare un significato.
Lorenzo Naia @latatamaschio
Dopo una laurea in psicologia e una vita da – come piace dire a me – tata maschio, oggi continuo a occuparmi di infanzia, attraverso le parole. Sono autore per bambini e ragazzi, creative director per progetti family friendly e contributor per portali web e riviste. Racconto il mio punto di vista su www.latatamaschio.it e la mia icona di stile rimane sempre Mrs. Doubtfire!