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Quando si rimane incinta, o ancora meglio, quando si comincia a pianificare una gravidanza, tra le prime cose che il medico prescrive vi è l’acido folico. Una vitamina fondamentale per scongiurare i difetti del tubo neurale, come la spina bifida. La carenza di acido folico è infatti tra i fattori che possono portare ad una patologia di tale tipo: per ridurre il rischio che il bimbo ne soffra, alla futura mamma viene prescritta un’integrazione.

Ma quando bisogna iniziare a prendere l’acido folico, e qual è la dose consigliata?

Acido folico, che cos’è e a cosa serve

L’acido folico (o vitamina B9) è contenuto nelle verdure a foglia verde: spinaci, lattuga, asparagi, broccoli. Ma lo si trova anche nel fegato, nel lievito di birra, nel tuorlo d’uovo, nelle fragole, nei kiwi. In gravidanza, dunque, è bene abbondare con l’assunzione di tali alimenti, avendo cura di disinfettare con l’amuchina frutta e verdura (o di consumarle sbucciate).

Tuttavia, l’acido folico è termolabile, e dunque suscettibile al calore: soffre la luce e spesso durante la conservazione o la cottura perde gran parte delle sue proprietà. Ecco perché un integratore a base di acido folico in gravidanza è essenziale. Tantopiù che, quando è in dolce attesa, il fabbisogno di una donna è due volte maggiore rispetto al solito (0,4 mg anziché 0,2).

A cosa serve l’acido folico, nello specifico? Innanzitutto, protegge e agevola lo sviluppo embrionale. In secondo luogo, interviene nella sintesi delle proteine del DNA e nella formazione dell’emoglobina. Una carenza di questa vitamina impedisce la produzione di globuli rossi ed espone la donna al rischio di anemia. Inoltre, può danneggiare lo sviluppo nervoso del feto portando all’insorgenza di spina bifida o causando un parto prematuro.

Acido folico in gravidanza, quando iniziare a prenderlo

Quando iniziare a prendere l’acido folico in gravidanza? In realtà, è consigliabile assumerlo già da prima. 

Secondo uno studio danese pubblicato sull'European Journal of Clinical Nutrition, assumere acido folico aumenterebbe le probabilità di restare incinta. Lo studio ha preso in esame 4.000 donne che - tra il 2007 e il 2011 - hanno programmato una gravidanza. Il risultato della ricerca? Un aumento del 15% della probabilità di restare incinta, se si assume acido folico (percentuale che sale al 35% nelle donne con cicli irregolari, cicli brevi o molto lunghi). La correlazione tra Vitamina B6 e fecondazione, tuttavia, deve ancora essere indagata.

Ciò che è certo è che, nel momento in cui si programma una gravidanza, è consigliabile cominciare ad assumere acido folico. Spesso non ci si accorge subito d’essere rimaste incinte e, poiché le malformazioni si verificano nelle primissime fasi della gravidanza, l’assunzione preventiva dell’integratore è d’aiuto. Perché svolga la sua azione,

infatti, bisogna cominciare l’integrazione entro i primi 28 giorni di gestazione e proseguire poi per tutto il primo trimestre. I medici, dunque, suggeriscono di cominciare ad assumere acido folico 3-6 mesi prima del concepimento o, in caso di gravidanza non programmata, il prima possibile (proseguendo per almeno 12 settimane).

Dosaggio e controindicazioni

Qual è il dosaggio consigliato? L’integrazione consigliata è di 0,4 mg al giorno, pari al 65% del fabbisogno giornaliero della donna in dolce attesa. Solo in caso di familiarità con le patologie del tubo neurale, o in caso si abbia già avuto un figlio con difetti di questo tipo, il dosaggio viene aumentato. Eventualmente, l’acido folico può essere assunto attraverso un multivitaminico preferibilmente privo di vitamina A: un suo sovradosaggio potrebbe avere infatti effetti teratogeni.

Le controindicazioni dell’acido folico sono molto rare. Tuttavia, è bene contattare il proprio medico in caso di prurito, orticaria, senso di oppressione al petto, gonfiore in bocca o sul volto.