Tale abuso, dovuto ad uno scatto di rabbia esagerata da parte dell’adulto/degli adulti che accudiscono il piccolo, può provocare conseguenze anche molto gravi, che possono condurre anche alla morte del bambino.
 
La prevenzione di tale grave problematica è fondamentale non  solo perché alla base ci sono quasi sempre situazioni di solitudine e di forte stress, ma anche perché i genitori sono spesso inconsapevoli del danno che  stanno arrecando scuotendo il bambino per cercare di far cessare il pianto del piccolo. Benchè le dimensioni del fenomeno siano difficili da delineare, perché spesso sottostimate e sottovalutate, si ritiene comunque che riguardino 2-3 neonati su 10.000, di cui una parte non esigua ha esiti mortali o neurologici permanenti.
 
Il fattore che fa scattare la reazione impulsiva dell’adulto è in genere il pianto reiterato del bambino, che non si riesce a placare  in alcun modo e che fa aumentare il carico di stress emotivo, in un crescendo che può culminare nel gesto estremo dello scuotimento. Non c’è la volontà inonscia e dichiarata di fare del male, l’adulto non è consapevole dei possibili gravi danni che può arrecare al piccolo, di solito si tratta di genitori emotivamente fragili, impulsivi, con problematiche varie (economiche, di rapporto con il partner, …), ma il fattore di rischio determinante è la solitudine di questi neo-genitori, spesso lontani dalle famiglie d’origine, senza sostegno soprattutto da un punto di vista pratico.
 
I sintomi del neonato scosso sono variabili e spesso all’inizio aspecifici, così da rendere difficile la diagnosi, e vanno dalla mancanza di appetito, con pallore ed assenza del sorriso accompagnato da alterazioni del tono dell’umore (neonato soporoso o irritabile), sino a sintomi quali convulsioni, con perdita di coscienza ed arresto del respiro.
 
Il paradosso è che il genitore (o i genitori), inconsapevole della gravità di ciò che ha fatto, si reca dal pediatra o in pronto soccorso perché si rende conto che il piccolo non sta bene, e da lì parte il sospetto diagnostico con le opportune verifiche diagnostiche (esami del sangue, Tac, Risonanza, ecc). Nel caso di conferma dello scuotimento del piccolo, il personale sanitario ha l’obbligo di segnalare il caso alla Procura presso il Tribunale dei  Minori.
 
Le conseguenze dipendono naturalmente dal tipo e dall’intensità del maltrattamento, potendo essere anche molto gravi in funzione della maggior fragilità e vulnerabilità degli organi ed apparati del neonato, primo tra tutti il cervello, che è contenuto in una scatola cranica ancora in fase di crescita: infatti l’ondeggiamento ripetuto della testa e del collo a causa dello scuotimento può provocare lesioni cerebrali con deficit non solo cognitivi e  motori, ma anche oculari per le emorragie retiniche profonde che vengono a determinarsi appunto per lo scuotimento ripetuto e violento.
 
La prevenzione della sindrome da scuotimento prevede di non lasciare da sole le famiglie, intervenendo con le figure sanitarie che usualmente ruotano intorno alla famiglia: l’ostetrica, il medico di famiglia, il pediatra. Anche le figure parentali (prima fra tutti la neo‐nonna materna, ma anche eventualmente sorelle, zie…) ed amicali giocano un ruolo fondamentale nel fornire aiuto pratico alla mamma che può così ritagliare qualche spazio per sé per distrarsi e scaricarsi dallo stress accumulato.
 
E’ importante anche che durante gli incontri di preparazione al parto si insegni a maneggiare i neonati con delicatezza, soffermandosi sul fatto di quanto sia importante che nei primi mesi di vita la testa vada sempre sostenuta, evitando ondeggiamenti o scatti all’indietro o in avanti.

 

 

 


    

Massimo Agosti, Specialista in Pediatria e Neonatologia

 

Direttore del Dipartimento Materno-Infantile e del reparto di Neonatologia, Terapia intensiva Neonatale e Pediatria dell'Ospedale di Varese

Studi pediatrici:
Milano - Via De Vincenti 6 (zona p.le Lotto) Varese - V.le Borri 75 (poliamb. Elianto) Busto Arsizio - V.le Stelvio 125 (poliamb. Biocell)