L’utilizzo del tiralatte non deve interferire nella normale frequenza delle poppate: è dunque bene non interrompere il ritmo del bambino quando si decide di conservare ulteriore latte, ma è auspicabile individuare nell’arco della giornata un momento in cui il seno è naturalmente a riposo (ad esempio quando il bambino dorme o durante la pausa pranzo per chi è già rientrata al lavoro). Scegli un tiralatte elettrico (più rapido ed efficace per la spremitura del latte), stimola un seno e passa poi all’altro se la quantità raccolta non ti sembra abbastanza.

Ricorda che ogni mammella ha una sua capacità di produrre latte: da un seno si può riuscire ad estrarre 30 ml di latte, dall’altro 80. Questo perché uno è già stato magari abbondantemente svuotato dal piccolo e/o magari per componenti costituzionali risponde meno alla stimolazione elettrica. Non stabilire una quantità precisa da togliere: il tuo bambino ha abituato il seno ad autoregolarsi in base ai momenti della giornata e in base alla sua necessità di alimentazione. È possibile ovviamente miscelare insieme ciò che avrai raccolto dai due seni.

La condizione ottimale sarebbe quella di stimolare in maniera uguale entrambi i seni, esattamente come quando allatti. Il neonato, infatti, dovrebbe stimolare una mammella durante una poppata e la successiva in quella seguente: alcune mamme invece hanno l’abitudine di concedergli entrambi i seni. In questo caso anche il tiralatte andrebbe utilizzato nella stimolazione per entrambe le mammelle. Rimane dunque presupposto essenziale sapere che i seni devono essere stimolati in egual maniera per una equilibrata produzione di latte materno.

Come conservare il latte materno

Il latte raccolto nella boccetta del tiralatte dev’essere trasferito in un adeguato contenitore: in commercio se ne trovano di due tipi, in plastica e in vetro. Nel primo caso esistono sacchette di raccolta graduata o mini contenitori graduati già sterilizzati: basterà aprirli e versarvi il latte. La plastica certamente non è monouso ma ha il vantaggio di essere infrangibile e soprattutto, rispetto al vetro, non tende ad essere terreno di appoggio per i leucociti che quindi scivolano e rimangono saldamente immersi nel latte.

Il vetro è invece facilmente sterilizzabile in acqua bollente: i vasetti sono riutilizzabili e il latte può essere scaldato a bagnomaria (anche se non è la pratica migliore) per poi essere trasferito nel biberon. Ricorda solo di non riempire completamente il contenitore perché, se posto in freezer, potrebbe scoppiare per effetto della dilatazione del liquido congelato.

Per una corretta conservazione del latte materno, ricorda infine di apporre un’etichetta sul contenitore che ne indichi la data e l’ora.

Quanto dura il latte materno in frigo (e non solo)

Il latte materno si conserva:

  • 6 ore a temperatura ambiente
  • 5 giorni in frigorifero
  • 6 mesi in freezer a -20°

Una volta scongelato non può essere ricongelato, ma va consumato entro 12 ore ponendolo in frigorifero.

Come scongelare il latte materno

La prima regola, per scongelare il latte materno, è non porre mai il suo contenitore sopra una stufa o un calorifero. Inoltre, né il latte materno né quello artificiale andrebbero scaldati nel forno a microonde per evitare la lisi delle proteine contenute. Il modo migliore per scongelare il latte e per scaldarlo rimane quello di metterlo sotto un getto d’acqua corrente, sistemandolo in posizione verticale dentro una bacinella ed aumentando progressivamente la temperatura. Di tanto in tanto il contenitore andrà scosso per mescolare la crema e il latte che le basse temperature hanno separato. Il latte avanzato nel biberon non va mai conservato perché la saliva del neonato potrebbe averlo contaminato.

Ricorda, infine, che la conservazione del latte materno può rappresentare “un gesto d’amore” non solo per tuo figlio ma anche un atto di donazione per tutti quei bimbi che ne necessitano.