L'allattamento al seno è un argomento delicato, capace di dar vita ad ansie e timori soprattutto tra le neomamme che, non di rado, si scoraggiano di fronte ai  primi "insuccessi" e alle prime complicazioni. Quando il bimbo fa fatica ad attacarsi o quando sembra poppare poco è facile farsi prendere dal panico e optare per strumenti e dispositivi (come i paracapezzoli) capaci di agevolare la nutrizione del bebè.

In questo articolo capiremo meglio cosa sono i paracapezzoli, e perché sarebbe opportuno utilizzarli solo in situazioni molto particolari e circoscritte.

Paracapezzoli: cosa sono e quando usarli durante l'allattamento

I paracapezzoli sono dei dispositivi dedicati alla prima infanzia che agevolano la suzione del bebè durante l'allattamento al seno. Si tratta in tutto e per tutto di tettarelle che, posate sul capezzolo, aiutano il piccolo a poppare. Solitamente, le situazioni in cui si utilizza il paracapezzolo sono le seguenti:

- Quando il neonato ha una suzione debole o problematiche anatomiche (come il frenulo corto)

- Quando si avvicina per la prima volta al seno un bimbo prematuro e alimentato fino a quel momento col biberon

- Quando la mamma ha il capezzolo introflesso o piatto

- Quando la montata lattea è particolarmente abbondante

Oggi l'uso del paracapezzolo, tuttavia, è particolarmente diffuso soprattutto in quelle situazioni in cui la neomamma prova dolore durante la poppata o si assiste alla comparsa di ragadi. In realtà il paracapezzolo non è la soluzione ideale a questi problemi e il suo uso, anzi, deve essere sempre consigliato da un’ostetrica e dal personale sanitario. Come vedremo, infatti, l'uso continuato del paracapezzolo è controproducente sia per la mamma che per il bebé. Questo dispositivo, insomma, va utilizzato come "ultima spiaggia", soprattutto quando tutti gli altri tentativi falliscono.

Ragadi al seno e dolore durante la suzione: perché non usare il paracapezzolo

Usare un paracapezzolo in presenza di ragadi al seno o dolore connesso alla suzione è un palliativo, perché molto spesso l'origine del problema risiede nella posizione scorretta del bimbo durante la poppata. In questi casi sarebbe bene chiedere aiuto all'ostetrica di fiducia o a un consulente dell'allattamento, così da verificare l'attaccamento del piccolo al seno e, in presenza di posizioni errate, correggerle così da risolvere il problema all'origine.

In presenza di ragadi, poi, l'uso del paracapezzolo potrebbe - paradossalmente - peggiorare il problema perché, di fatto, andrebbe ad alimentare un attacco scorretto del piccolo al seno.

Un uso scorretto del paracapezzolo, inoltre, potrebbe avere ripercussioni sul neonato stesso: se utilizzato in modo non adeguato, infatti, il dispositivo stimola una poppata superficiale e una deglutizione non idonea che alla lunga potrebbe provocare  uno scarso aumento ponderale del bambino.

L'importanza di scegliere il giusto paracapezzolo

Abbiamo capito che l'uso del paracapezzolo deve essere transitorio e legato a problemi contingenti che non trovano altra risoluzione. Tuttavia è anche importante scegliere questo dispositivo in modo oculato e connesso alle proprie esigenze.

Esistono, infatti, diversi materiali e diverse misure: la scelta del paracapezzolo, insomma, non è casuale ma anzi deve tenere conto  sia dell'anatomia del seno della mamma che della forma (e della profondità) della bocca del bebè. Ecco perché il paracapezzolo non deve assolutamente far parte del corredino del noeonato ma deve essere necessariamente comprato all'occorrenza.

Ogni mamma, inoltre, dovrebbe ricordare che togliere il paracapezzolo a un bambino abituato a poppare con l'aiuto di questo dispositivo non è affatto semplice: la suzione col paracapezzolo, infatti, è molto diversa rispetto alla suzione "naturale" e per far ri-abituare il bebè al seno "nudo" è necessario tanto tempo e altrettanta pazienza. Non sarebbe meglio risolvere il problema all’origine?