Alcol e fumo in gravidanza andrebbero evitati, senza se e senza ma.

Ma perché fumare in gravidanza fa male, e per quale motivo anche l’alcol è sconsigliato?

Perché fumare in gravidanza fa male

A dirlo è la scienza: il fumo materno risulta associato ad un aumentato rischio di mortalità perinatale, morte improvvisa del lattante, distacco placentare, rottura prematura delle membrane, gravidanza extrauterina, placenta praevia, parto pretermine, aborto spontaneo, basso peso alla nascita, sviluppo di labiopalatoschisi nel bambino. Gli stessi studi hanno mostrato una significativa associazione tra esposizione al fumo in gravidanza e aumentato rischio di feto piccolo per età gestazionale, mortalità infantile e fetale.

Restano ancora controversi gli effetti a lungo termine nel bambino.

Al primo contatto con la donna in dolce attesa, i professionisti devono dunque discutere la sua eventuale condizione di fumatrice e offrirle informazioni circa i rischi per il nascituro, compreso il fumo passivo, enfatizzando i benefici che derivano dalla scelta di smettere di fumare. Appare ovvio come le donne che non sono in grado di cessare completamente l’abitudine al fumo debbano essere incoraggiate a ridurre il numero di sigarette e, più in generale, l’esposizione al fumo.

L’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità dispone di un numero verde (800.554088) al quale le gravide che fumano possono rivolgersi. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito dell’Osservatorio.

E così niente sigaretta postprandiale e addio anche all’aperitivo con le amiche? Anche sull’argomento alcol analizziamo insieme i dati scientifici.

Il ruolo dell’alcol in gravidanza

Secondo gli studi attuali, è difficile determinare se vi siano o no effetti avversi sulla gravidanza correlati al consumo di alcol in epoca prenatale.

Considerando la mancanza di coerenza tra gli studi e la loro scarsa qualità, non è possibile definire sicuro un consumo di alcol basso-moderato (definito come un consumo inferiore ad un drink al giorno, ovvero meno di 12 g di alcol). E, l’associazione tra consumo eccessivo episodico e malformazioni fetali è di bassa qualità metodologica e non consente di trarre conclusioni definitive.

Tuttavia, ci sono Paesi come l’Australia in cui il National Health and Medical Research Council raccomanda alle donne in gravidanza di astenersi del tutto dal consumo di alcol: raccomandazione basata su un criterio di precauzione più che su prove disponibili in merito.

Documentati e certi sono invece gli effetti teratogeni dell’esposizione a consumi elevati di alcol, ovvero danni strutturali fetali e problemi cognitivo-comportamentali: impossibile in realtà definire un valore soglia entro il quale il consumo di alcol possa essere considerato non dannoso per la salute materna e del bambino, da cui le raccomandazioni precauzionali.

Altro aspetto da tenere in considerazione è che gli effetti tossici correlati al consumo di alcol in gravidanza possono essere combinati con lo stato di fumatrice, l’età, l’alimentazione, la suscettibilità genetica del feto e l’epoca gestazionale, in una complessa rete causale che rende difficile investigarne le reali conseguenze sulla madre e sul feto.

Possiamo concludere che i professionisti devono informare le donne in gravidanza o che hanno pianificato una gravidanza che la scelta più sicura è quella di non assumere alcol. Ovvio che, visto che sempre nella vita in medio stat virtus, importante è per ogni donna ricercare l’equilibrio, al di fuori di ogni esagerazione ed esasperazione, come nell’alimentazione, nell’attività fisica, nella vita lavorativa, per cercare di vivere una gravidanza il più possibile serena e sana.