E ci siamo. Sono passati i primi tempi dalla nascita del nostro primogenito o della prima bambina, abbiamo allattato, svezzato, cullato e addormentato, gattonato, ci siamo curvati a tenere le sue manine mentre faceva le prove generali di camminata, anche per ore, rischiando la scoliosi; abbiamo passato giornate intere a fare la guardia ai loro primi passi per paura che si rompessero la testa; abbiamo corso, abbiamo rischiato i primi 3-4 infarti mentre ci scappavano per strada o al supermercato. Abbiamo pianto accompagnandoli al primo giorno di nido, abbiamo passato mattinate giocando con loro per il famigerato inserimento, consumandoci tutti i permessi di lavoro.
 
Insomma, siamo al giro di boa: finalmente il piccolo è abbastanza autonomo da giocare da solo e correre senza cadere ogni 5 minuti, sa andare sullo scivolo e cammina con la mano. Ora inizia il bello... illusi!
Inesorabilmente arriva la domanda: “Beh, mica lo lascerete solo? Quando lo fate un secondo?”.
Secondo che? Ti viene da chiedere, così per dispetto. Solo che il pensiero ti ha già sfiorato in più occasioni: quando ricordi le ore passate accoccolata a lui mentre lo allattavi, quando ti abbraccia e ti bacia, quando lo vedi giocare con gli altri bambini di scuola e magari a casa cercarli in continuazione. Hai immaginato di vederlo crescere con un compagno di vita... legati da un affetto unico, li hai visti correre insieme su un prato, esplorare un bosco, tenersi per mano. Hai sognato di guardarlo chinarsi per tirare su il fratellino piccolo dopo una brutta caduta. Hai visto due ragazze in discoteca insieme, la grande proteggere la piccola, le hai immaginate su un aereo, una a fianco dell'altra, dirette verso una vacanza tra ragazze.
 
Il secondo figlio è sempre lì, nascosto tra le pieghe della decisione di avere il primo. Come se aspettasse il suo turno di arrivare. Il pensiero di lui o di lei c’è da sempre e ti ha tenuto compagnia mentre crescevi l’altro.
 

Storie di no 

Il dubbio di avere un secondo figlio o meno è legittimo. Ci sono mille ragione per dire sì o per rispondere no a quella domanda. Motivi economici e motivi personali sono alla base di molte famiglie con un figlio unico.
A volte è la vita stessa che dice no, per problemi di salute o semplicemente perché il bimbo non arriva: sono i no più dolorosi da accettare, quelli frutto di una non scelta. Sono i no che portano a strade complicate di scelte difficili e intime.
A volte i no sono momentanei, per poi diventare eterni perché quell’attimo è volato via.
A volte i no sono sereni e consapevoli, non lasciano strascichi, ma tanto amore.
 
Un secondo figlio è una gioia e una fatica. È una strada che hai già percorso, la conosci e quindi avrai meno ansie, però la percorri dando la mano a un altro piccoletto. Sarà un po’ in salita. Ma poco.
Le mamme di figli unici e figlie uniche hanno più energie da riservare ai loro piccoli, li curano di più, li seguono e trascorrono molto tempo con loro. È preziosa questa opportunità. Sono bambini con tanti interessi e moltissimi amichetti.
 
Tillina, la figlia di una mia amica storica, è una bambina serena e autonoma. Una figlia unica che va a caccia di lucertole e di animali originali. Non è una bambina sola, tanto per sfatare il mito secondo cui il figlio unico soffre la solitudine. A volte no.
 

Storie di sì

E inizia un’altra gravidanza, un’altra nascita, altri allattamenti, altri svezzamenti e tutta la fatica già fatta per il primo. È stato un sì magari convinto, magari casuale.
Un sì alla vita che incomincia un'altra volta. Una grande incognita sul futuro. Un atto di coraggio. Per me scegliere di dare un fratellino o una sorellina ai gemelli non è stata una decisione immediata, mio marito non era convinto, io invece sì. Volevo sin da piccola due gemelli, maschio e femmina, e un terzo maschietto. Poi un tardo pomeriggio, tornato a casa, ha detto si alla mia domanda di un secondo/terzo figlio, perché salutando un parente defunto aveva visto i suoi 3 figli sostenersi a vicenda e abbracciarsi.
 
Oggi Lorenzo ha quasi 3 anni, i gemelli quasi 8. Ogni mattina giocano sul lettone per 10 minuti insieme, ridono e litigano, se le danno e si baciano. Ogni giorno stanno insieme come una piccola banda, il piccolo corre dietro ai grandi, i suoi eroi, e loro lo tollerano, anche se a volte a malapena. Sono gelosi tutti e tre della mamma, sono capricciosi, fanno la spia. Sono fratelli e sono acerrimi nemici amici.
 
Sono fratelli, si ameranno e si odieranno per tutta la vita. Litigheranno, non si parleranno. Ma si cercheranno sempre nel bisogno come ogni mattina aiutano il piccolo a salire sul lettone, si daranno sempre la mano a vicenda.
 
Sì o no, scegliete sempre in sintonia con voi stessi. Sarà la scelta migliore che possiate fare.
 
 

 

Arianna Orazi

Arianna, blogger e zingara senza scarpe, madre di Tommaso e Flavia, gemelli di 7 anni, e di Lorenzo (detto "Nanuzz"), di 2 anni. Bilingue, trimamma, monogama ed eclettica, naviga nel suo labirinto creativo di fettuccia e scrittura, lavoro e famiglia, alla ricerca del filo che annodi tutti i suoi interessi.

 

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