Si tratta di una fase che, prima o poi, sperimentano tutti i genitori. E il senso di impotenza è dietro l'angolo. Stiamo parlando della cosiddetta fase dei "No". E, quando arriva, ogni richiesta diventa una lotta e un capriccio: dalla pappa al bagnetto, dal vestirsi all'uscire di casa.

 

I genitori fanno fatica ad affrontare questa fase e frequentemente avvertono avvertire un senso di forte frustrazione e inadeguatezza. Che fare, quindi, di fronte ai molteplici "no" dei bambini? Prima di scoprire come è necessario comportarsi è opportuno capire perché i bambini dicono "no".

 

I "no" dei bambini: perché lo fanno?

Ogni nostra richiesta riceve una risposta negativa. E le risposte negative si protraggono per tutta la giornata. Il nostro bambino, senza dubbio alcuno, ha imparato a dire "no". Ma qual è il motivo che si nasconde dietro questo comportamento inusuale?

Molto semplicemente i bambini crescono e, attraverso la negazione e l'opposizione, riescono a imporre la loro personalità e a dar vita - lentamente - alla loro peculiare identità. Dire di no significa diventare "altro", un essere umano distinto dagli altri e capace di imporre la propria volontà. Per questo motivo, la maggior parte delle volte, il "no" non è un comportamento involontario, ma istintuale.

Ci troviamo di fronte alla cosiddetta fase oppositiva del bambino che, alla lunga, mette ovviamente a dura prova i nervi e la pazienza di mamma e papà. Come far fronte a questa nuova situazione?

 

Come gestire la fase oppositiva dei bambini

Innanzitutto tranquillizzatevi: si tratta semplicemente di una fase transitoria. Questo, tuttavia, non significa che non vada gestita in modo adeguato. I "no" dei bambini devono infatti generare una risposta costruttiva da parte dei genitori. Non è corretto lasciar far loro tutto ciò che desiderano e, dall'altro lato, è importante che gli stessi genitori imparino a valutare quando sia opportuno frenare le richieste dei bambini o, al contrario, lasciarli fare. Insomma, la fase di opposizione dei bambini è un vero e proprio gioco di potere, e come tale va gestito con intelligenza e, soprattutto, con cuore.

 

Quando non gestita, infatti, la fase di opposizione può dar luogo a sentimenti di rabbia e ira, sia da parte dei genitori che da parte dei bambini. E' quindi molto importante che ogni genitore sia una figura autoritaria per il proprio bambino, ovvero una guida capace di dar vita a confini che non devono essere superati. Dall'altro lato, però, ogni "no" del bambino deve essere valutato singolarmente e motivato così da capire se possiamo permetterci di soddisfarlo e,, semplicemente, lasciarlo fare.

Il ruolo del genitore, insomma, è quello di ascoltare senza essere manipolato, ricordando il ruolo di guida che riveste quotidianamente, nonché l'esigenza del bambino di essere ascoltato e compreso.

 

Che fare, però, quando il "no" del bambino non può essere accolto? Molto probabilmente, infatti, vi troverete a dover "combattere" con un bimbo in preda alla rabbia. La rabbia, come tutti gli altri stati emotivi, è un sentimento che può essere espresso ma che deve essere gestito. Potete usare un cestino della rabbia o spiegar loro il motivo della vostra irremovibilità: l'importante è che vostro figlio capisca le vostre parole e si senta considerato. Solo grazie all’ascolto reciproco, infatti, riuscirete a gestire questa fase così delicata senza troppi scossoni.