Tradizionalmente la gravida di età superiore ai 35 anni veniva definita, dal punto di vista ostetrico, con il termine di “gravida attempata" . In realtà, dato l’innalzamento dell’età riproduttiva media, tale definizione appare ormai superata e sembra più corretto utilizzare il termine “di età avanzata”, per le gravide oltre i 40 anni, mentre da alcuni è stato introdotta l’ulteriore categoria delle gravide di “età molto avanzata”, comprendente quelle oltre i 45 anni  e, grazie alle tecniche di ovodonazione e fertilizzazione in vitro, anche le gravide di età superiore ai 50 anni. 

La gravidanza in età ostetrica avanzata rappresenta un’evenienza da sempre descritta in medicina e da sempre associata al concetto di aumentato rischio ostetrico. Mentre tuttavia in passato essa era quasi sempre accidentale e non voluta e comunque in genere correlata alla pluriparità (ovvero al ripetersi di gravidanze), nel corso delle ultime decadi si è gradualmente verificata, per lo meno nei paesi più evoluti dal punto di vista economico e sanitario, una modificazione nell’atteggiamento delle donne nei confronti della procreazione: la scelta volontaria di procrastinare la prima gravidanza dopo i 35 e spesso anche dopo i 40 anni. Così oggi la gravida di età avanzata è sempre più spesso una nullipara, ovvero alla prima esperienza gravidica, che ha deciso, per ragioni per lo più di tipo economico e sociale, di avere il primo, e spesso unico figlio, dopo avere realizzato almeno i primi importanti obiettivi di carriera.

Alcune statistiche possono illustrare bene la situazione: negli Stati Uniti, tra il 1991 e il 2001 la percentuale di primi nati è aumentata del 36% nella fascia di età 35-39 anni e del 70% in quella 40-44 anni, mentre tra il 1980 e il 2004, si è assistito ad un incremento nella incidenza delle gravidanze di 2 volte tra le 30enni, di 3 volte tra le donne di 35 anni e di quasi 4 volte tra le 40enni, ed alcune gravidanze sono state descritte anche nella fascia di età 50-55 anni. Analoga tendenza è stata osservata in altri paesi occidentali, quali Svezia e Gran Bretagna ed anche in Giappone, con incidenza di parti nelle ultra quarantenni che oscilla ormai tra il 5 e il 10% . Anche l’Italia sembra essersi adeguata a questa tendenza, pur con variazioni regionali e locali: a Bologna ad esempio, l’incidenza media di parti dopo i 40 anni è stata del 5,3% nel quinquennio 2000-2004, ma con un aumento dal 4,8% del 2000 al 6,3% del 2004 .

L’avanzare dell’età materna può condizionare la capacità riproduttiva, il decorso della gravidanza e la salute della madre e del prodotto di concepimento in vari modi.

Sicuramente l’indice di fertilità diminuisce con l’età della donna, a causa non solo della riduzione della sua capacità di concepire, ma anche per l’aumento della frequenza di aborti, in gran parte di origine cromosomica, e sembra anche di gravidanze extrauterine. All’opposto, l’incidenza di alcune complicazioni della gravidanza cresce in modo più o meno significativo: distacco di placenta, placenta previa, travaglio prematuro o distocico e quindi anche il ricorso al taglio cesareo aumentano in modo significativo nelle gravide dopo i 40 anni rispetto a quelle nelle fasce di età al di sotto dei 30, un comportamento questo comune a paesi anche di diverso livello economico e sanitario . Analogamente vi è anche un incremento di diabete, ipertensione, sia di tipo cronico che dovuto alla gravidanza (preeclampsia ed eclampsia) e di varie malattie generali legate all’età, principalmente a carico del sistema cardiovascolare ma anche di altri sistemi ed apparati, come pure del rischio di mortalità materna.

Dal punto di vista fetale/neonatale, oltre alla già menzionata associazione con l’insorgenza di anomalie cromosomiche, che può tradursi non solo in aborti spontanei ma anche nella nascita di bambini con patologie congenite di varia gravità o con un maggiore ricorso ad interruzioni volontarie di gravidanza, va ricordata l’aumentata incidenza di prematurità, ritardi di crescita intrauterina o all’opposto di macrosomia e di mortalità fetale/neonatale, in parte correlabili anche alla maggiore frequenza di gemellarità .

Se, come detto, l’età materna è importante nella valutazione del rischio gravidico, altri elementi possono interagire con l’età, modulandone in vari modi l’importanza relativa come fattore di rischio. Tra questi possiamo citare le condizioni economiche e sociali, la razza, la modalità di insorgenza della gravidanza, se spontanea o ottenuta con tecniche di fecondazione assistita o con ovodonazione, una condizione di gemellarità, eventuali pregressi interventi sull’utero e soprattutto il grado di parità, cioè il numero di parti precedenti.

Quest’ultimo è sicuramente l’elemento più influente sul piano generale per definire quello che in effetti è il vero gruppo ad alto rischio nell’ambito delle gravide di età avanzata: le nullipare, ovvero le donne alla loro prima gravidanza. Se è infatti vero che l’età comporta complessivamente un aumento dei rischi di complicazioni materne (soprattutto del diabete), ostetriche e fetoneonatali, il fatto di avere già avuto precedenti gravidanze e parti sembra avere un effetto relativamente protettivo nei confronti delle complicazioni ostetriche, mentre al contrario la nulliparità si associa ad un rischio più alto di rialzo pressorio.

Il dilatarsi dell’età riproduttiva, favorito anche dai progressi nelle tecniche di fecondazione assistita, stanno rendendo la gravidanza in età avanzata e molto avanzata un’evenienza sempre più frequente, e ci si comincia ormai a domandare fino a che punto si potrà e sarà lecito arrivare.

Il caso di età materna più avanzata alla quale sia stata descritta dalla letteratura medica una gravidanza sembra quello di Margaret Krasiowa, una donna polacca nata nel 1655 e morta nel 1763 all’età di 108 anni, la quale, stando a quanto riportato da Schroeder  , si sposò all’età di 94 anni e diede successivamente alla luce 2 figli. Probabilmente si tratta di una leggenda, come pure fantastica sembra la gravidanza oltre i 100 anni di Sara, descritta nella Bibbia.

Ma già ora alcuni parlano di gravidanza nella sesta decade, e sarà probabilmente questa una delle nuove sfide che l’ostetrico del terzo millennio si troverà a dovere affrontare. 

 

    

Dottoressa Patrizia Gementi

 

Dirigente dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia presso l’Ospedale Buzzi di Milano

 

Studio Medico Associato Oldrini e Gementi (Piazza Libertà 2, 20010 Cornaredo MI)

 

Medical Center Buonarroti (Via Tiziano 9, 20145 Milano)