Durante questo periodo i comportamenti riflessi lasciano via via il posto ai comportamenti volontari: verso il 5° mese il bebè è in grado di guardare ciò che vuole vedere, di afferrare ciò che vuole prendere, di rispondere con suoni specifici agli stimoli esterni, alla voce e alla presenza degli altri.

 

E’ ora che impara a rotolare su se stesso e anche l’ambiente, gli oggetti diventano importanti: mettendo il bimbo a tappeto a pancia in giù e a pancia in su, ma anche tenendolo verso il 5° mese seduto (con l’adulto seduto dietro che lo aiuta) possiamo offrire gli oggetti comunemente usati in casa, innocui e non dannosi di varia consistenza e forma, di legno, metallo, gomma, carta, tessuto, pelle, cartone, ecc…per transitare verso l’indipendenza dalla mamma e verso l’identificazione del proprio sé, per passare dal primo al secondo semestre e per poter iniziare a sviluppare ed affinare la prensione manuale che consente di afferrare oggetti di piccole dimensioni, ad esempio proprio il cucchiaino per poter mangiare la pappa!

 

Con queste premesse, si può ben comprendere come il 5°-6°, che corrisponde al periodo in cui si introducono i cibi solidi complementari al latte (ormai si tende a non utilizzare più il vecchio termine “svezzamento”), sia un’occasione speciale per promuovere la salute non solo fisica, ma anche psicologica e relazionale di un individuo, per fare cioè prevenzione. Il bambino fra i 5-6 e i 12 mesi è molto orientabile ed educabile, anche ai sapori, l’importante è comprendere che l’introduzione dei cibi va personalizzata ed è un processo graduale che dura mesi ed il momento in cui iniziare va provato e “negoziato” con il piccolo, in special modo se allattato al seno. Introdurre gli alimenti è importante anche per avviare una normale masticazione e lo sviluppo del linguaggio, aumentando gradualmente qualità, numero e varietà di alimenti solidi, sempre però cercando di seguire il ritmo del bambino. Abituiamolo a mangiare frutta e verdura, così sarà un adulto che le mangerà volentieri!

 

E’ quindi un periodo di grandi modificazioni…per i piccoli allattati al seno significa che viene loro offerto per la prima volta un cibo “fuori” dalla mamma, ma anche per i piccini alimentati al biberon è un grande cambiamento di gusto, di sapore e di modalità di somministrazione!

 

Da tutto ciò deriva che è perfettamente inutile (anzi dannoso…) fare “battaglie” se rifiuta i nuovi cibi proposti, riprovate dopo qualche giorno, magari modificando qualche ingrediente, così da variare il sapore. Per attuare infatti la nuova esposizione ai diversi sapori ci vuole molta pazienza, perché è normale che un piccolo possa essere all’inizio diffidente davanti ai nuovi cibi: è provato, ad esempio, che piccoli di 7-8 mesi che dimostrano particolare avversione – ad esempio – verso una verdura, dopo 7-8 prove e riprove (non conflittuali!) la accettano e che il risultato conseguito dura poi nel tempo.

 

Tutto ciò deve incoraggiarci a perseverare con la proposta dei sapori, tenendo conto che la rilevanza del risultato che si vuole (e si può!) raggiungere è notevole, proprio perché le preferenze alimentari stabilite durante la primissima infanzia hanno un impatto a lungo termine: è dimostrato infatti che le abitudini alimentari stabilite nei primi 2-3 anni di vita si mantengono sino all’età adulta, riducendo così la diffidenza nei confronti dei nuovi cibi.

 

 

    

Massimo Agosti, Specialista in Pediatria e Neonatologia

 

Direttore del Dipartimento Materno-Infantile e del reparto di Neonatologia, Terapia intensiva Neonatale e Pediatria dell'Ospedale di Varese

Studi pediatrici:
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