Innanzitutto, bisogna definire meglio ciò di cui stiamo parlando: cosa sono i capricci? Esistono veramente? Ogni manifestazione di pianto prolungato è da considerarsi un capriccio?

Sostanzialmente i bambini (soprattutto i più piccoli) piangono solo quando hanno un valido motivo: è una modalità di comunicazione quando il linguaggio ancora non riesce ad esprimere quel che si prova. I bambini più grandicelli apprendono l'utilizzo strumentale del pianto, ma per i genitori è facile distinguere fra l'uno e l'altro.

Cominciamo con la prima distinzione: i capricci non riguardano mai i bisogni; il pianto disperato, comportamenti irrequieti e distruttivi legati ai bisogni fisiologici (fame, sonno, attenzione...) non sono capricci. In questi casi il compito dell'adulto è quello di cercare di comprendere e di soddisfare il bisogno del bambino, senza per questo dimenticare che, mano a mano che il bambino cresce, una delle cose che deve imparare è quella di postporre i propri bisogni per quanto possibile.

I capricci a cui ci riferiamo sono quelli che, tipicamente si sviluppano a partire dai 2 anni, quando i bambini cominciano a voler dimostrare la loro personalità e, una delle modalità, è quella di dire spesso no, piangendo, reagendo in modo spropositato a divieti, mettendo anche in atto comportamenti distruttivi o aggressivi.

Ma quindi come gestirli? Assecondarli o imporsi? Sgridare o comprendere? E se mamma e papà si comportano diversamente?

Vediamo di chiarire qualche punto, partendo dal fatto che, come sempre quando si tratta di educazione dei bambini, non esistono ricette magiche. Qualche consiglio e qualche linea generale però si possono fornire.

1.UTILIZZARE VOCE FERMA E SICURA, MA NON URLARE

Quando ci si rivolge ad un bambino per fornire indicazioni o ricordare regole è fondamentale farlo con frasi semplici, tono di voce calmo, ma autorevole. La rabbia e la disperazione, che possono cogliere i genitori, non è opportuno sfocino in urla e sgridate a gran tono di voce, in questo caso ciò che accade è che, semplicemente, la comunicazione sarà meno efficace e il bambino risponderà con il suo comportamento più al tono che al contenuto. Inoltre, con questa modalità (ammesso che il bimbo smetta di fare ciò che sta facendo) l'unica cosa che stiamo insegnando è che “il più forte vince”.

2.PIÙ CHE PUNIRE PREMIARE

Il miglior modo per indirizzare il comportamento del bambino verso ciò che riteniamo corretto è, oltre al conosciutissimo buon esempio, il premiarlo quando lo mette in atto. Non significa ricoprire i più piccoli di regali (che tuttavia qualche volta possono anche esserci), ma soprattutto il notare quando fanno bene, rimandarglielo, sottolinearlo e semplicemente dire che è stato “bravo/a”.

3.NON ASSECONDARE I CAPRICCI

Il rischio maggiore nell'assecondare un capriccio è che questo la volta successiva si intensifichi e divenga più lungo e complesso da gestire. Il bambino che sperimenta che il capriccio è una modalità vincente per ottenere ciò che vuole (es. un gelato prima di pranzo) tenderà a riproporlo e ad intensificarne la intensità e durata se in un primo momento non funzionasse. In questo modo si crea un vero e proprio circolo vizioso, non impossibile da interrompere, ma che richiede molta più fatica e fermezza.

4.IMPARARE A OSSERVARE E PREVENIRE

Armandosi di pazienza e conoscendo il proprio bambino è possibile in molti casi prevenire i capricci e trovare delle soluzioni anticipatorie che siano utili per adulti e bambino (per alcuni può essere una spiegazione chiara, per altri l'avere due alternative fra cui scegliere...)

5.GESTIRE I CAPRICCI COME SI STA EDUCANDO

La gestione dei capricci deve essere coerente con lo stile educativo familiare scelto e concordato fra i genitori. Inoltre, è fondamentale la coerenza nella gestione fra i due genitori. Se capita di trovarsi in disaccordo è importante fare fronte comune e compatto davanti al bambino e discuterne in seguito trovando un compromesso.

 

Alcuni capricci “speciali” e qualche riflessione per la loro gestione:

-CAPRICCIO LEGATO A FAME O SONNO

Un bambino stanco o affamato sarà più incline ai capricci, in caso vi accorgiate che sia quello il motivo reale del capriccio (e non quello pretestuoso a cui il bambino si è attaccato) il trucco è quello di armarsi di pazienza, utilizzare un pizzico di tolleranza in più e cercare di riportare la calma prima di soddisfare il bisogno primario (inutile cercare di far mangiare o dormire un bambino fuori controllo).

-CAPRICCI A TAVOLA

Un vero e proprio classico che sarebbe meglio non assecondare, per evitare di creare un piccolo dittatore della tavola. Non deve essere francamente punito, ma neppure assecondato né proponendo continue alternative né cimentandosi in estenuanti contrattazioni, che sono sfiancanti per entrambe le parti. In caso di rifiuto a mangiare piatti la regola migliore sembra essere quella del patteggiamento “mangiane almeno un po'” (mostrando quanta è questa quantità).

-CAPRICCI SENZA CONTROLLO
I capricci prolungati o molto intensi possono sfociali in una sorta di crisi isterica, in questi casi inutile cercare di spiegare, sgridare, riportare alla ragione: in quel momento è praticamente impossibile che il bambino vi presti attenzione. Se il bambino è fuori controllo, siamo noi adulti a doverlo mantenere, non rispondendo in modo disorganizzato, ma cercando di riportare la calma anche attraverso un abbraccio, delle carezze e la nostra presenza.

Una volta ripristinata la calma, ammesso che il bambino si ricordi ancora del motivo del capriccio si può gestirlo, in caso contrario il consiglio è quello di proseguire proprio da dove ci si era interrotti mantenendo la richiesta o l'indicazione che aveva scatenato il tutto.

-CAPRICCI PLATEALI

I bambini imparano presto che, in presenza di grande pubblico, i capricci sono più efficaci per manipolare i genitori. L'unica arma è, anche in questo caso, armarsi di pazienza, mantenere la propria linea e ignorare la performance, senza lasciare che questa tuttavia degeneri in capriccio incontrollato.

-CAPRICCI PER PAURA

Una categoria particolare che si avvicina molto a quella del bisogno fisiologico di rassicurazione; in questo caso la gestione è da considerare attentamente. Inutile e dannoso punire e reprimere, meglio dare voce alle paure dei bambini e rassicurare, in base alle età, con coccole, spiegazioni e momenti rilassanti.

La gestione dei capricci quindi non è univoca in tutti i casi e richiede certamente una buona dose di pazienza e spirito di osservazione. Importante anche considerare le condizioni esterne: periodi particolarmente stressanti per il bambino o per la famiglia espongono a una maggior incidenza dei capricci.

Considerare il contesto esterno comprende anche la capacità di analisi della propria condizione: in una giornata particolarmente faticosa è possibile anche concedere al bambino qualche sì in più, per evitare che si manifestano capricci che, in quel momento, non saremmo in grado di gestire. Meglio dire un sì subito, che dire di no e poi ritrattare in seguito ad un capriccio. Ovviamente senza abusare di questa strategia, poiché è fondamentale che i bambini imparino anche a confrontarsi con i divieti e la frustrazione conseguente.

Infine, non eccediamo con le regole, osservando le relazioni genitori bambini colpisce sempre la quantità di “no”, “non puoi”, “non si fa”... a cui esponiamo i più piccoli.

Cerchiamo di avere poche regole chiare (aumentandole al crescere del bambino) e ogni tanto consentire anche al bambino di sperimentare e condividere con i genitori momenti di attenzione positiva ed attività piacevoli.

 

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 Dott. Mirko Damasco – Salvagente Italia

Salvagente Italia è un’Associazione di Promozione Sociale nata nel 2013 dall’impegno di Mirko Damasco, Filippo Castelli e Silvia Riboldi con lo scopo di diffondere la cultura del Primo Soccorso in Italia grazie a corsi ed eventi accessibili a tutti. Scopri di più